Calcio

Non sono mai abbastanza le giornate come quella del 3 Ottobre a Bruzolo (TO), in cui ho avuto il piacere di intervenire...

... per affrontare aspetti e problematiche che si riscontrano quotidianamente nel mondo sportivo, di qualunque sport e livello si tratti.

Solo, purtroppo, una nuvola nera ha rattristato i cuori di tutti i partecipanti: la notizia dell’incidente mortale “extracalcistico” del giovane portiere proprio della Società che ci ospitava quel giorno. Lo sport, lo sappiamo, per quanto ambiente sano e codificato da regole e normative che preservano la salute fisica e psicologica degli atleti, non è esente da momenti difficili e psicologicamente provanti.

La giornata si è svolta in due parti che hanno trattato aspetti diversi, ma assolutamente complementari, se riteniamo lo sviluppo psicofisico dei ragazzi il nostro obiettivo primario.

Nella prima parte della giornata ci siamo occupati dell’allenamento di alcuni tratti di personalità funzionali al gioco del calcio. Nella serata invece, assieme a colleghi illustri, ci siamo confrontati sulle complicate dinamiche emotivo-relazionali tra genitori, giovani calciatori, allenatori e dirigenti sportivi.

Nel pomeriggio abbiamo lavorato in campo. Spalti occupati da allenatori, genitori, dirigenti, appassionati di calcio interessati a capire come si possano allenare giovani calciatori spostando l’attenzione da aspetti prettamente tecnici e motori, a ciò che, a mio personale parere, fa veramente la differenza tra un Atleta-Calciatore e un calciatore: la personalità!

Ricerca ed esperienza sul campo sono ormai concordi nel ritenere la personalità, le abilità mentali, l’atteggiamento adottato durante la prestazione, allenamento o partita che sia, ciò che fa veramente la differenza tra veri Atleti e semplici calciatori.

Non sono sufficienti preparazione fisica, buone gambe, gesto tecnico e precisione a far diventare Calciatore un buon giocatore, ma è indispensabile allenare abilità mentali e favorire quei tratti di personalità propedeutici il gioco del calcio: determinazione, tolleranza alla frustrazione, elevate capacità attentive, creatività, capacità di gestire l’ansia, capacità di scelta, aggressività come energia propositiva e propulsiva, impegno, senso di autoefficacia, intensità, per citarne alcuni.

Per questa giornata abbiamo selezionato tre tra i numerosissimi tratti che caratterizzano i giocatori, e che riteniamo assolutamente funzionali allo sport: l’attenzione, la creatività e l’aggressività.

Il connubio tra dimostrazioni pratiche di esercitazioni e giochi e spiegazione teorico-pratica si sta rivelando una modalità di formazione e informazione veramente vincente ed efficace (modalità già adottata da me e Mister Marchesini assieme allo Staff tecnico del Giorgione Calcio 2000 in una precedente giornata formativa a Castelfranco Veneto).

Predisposti gli spazi di lavoro con la collaborazione degli allenatori della scuola calcio SusaBruzolo (questo significa lavorare insieme!), Mister Marchesini (ideatore di “Alleniamo il carattere” con la mia collaborazione per la rivista “Il Nuovo Calcio”) e Mister Guidolin Riccardo, entrambi del Giorgione Calcio 2000, hanno guidato gli allenamenti.

Io, in qualità di Psicologa, ho fatto la voce narrante per tutta la durata delle dimostrazioni pratiche definendo di volta in volta il tratto in questione, spiegandone significati e funzioni, fornendo consigli pratici e strategie efficaci per allenarli attraverso esercitazioni mirate, stili di conduzione adeguati, modalità comunicative differenti. Tutto ciò con l’obiettivo di implementare tali tratti e, conseguentemente, migliorare la qualità degli allenamenti e la performance dei ragazzi, ma soprattutto la personalità dei giovani.

La personalità dei giovani: è questo l’aspetto più importante, aldilà di ogni obiettivo calcistico o societario!

I ragazzi, attraverso il gioco (perché il calcio, per definizione, è un gioco, nonostante la cronaca spesso ci voglia far dubitare di ciò), costruiscono la loro persona, hanno l’opportunità (se viene loro data) di tirar fuori le loro qualità e di spostare avanti i propri limiti. E tutto ciò va oltre i loro successi calcistici, le loro vittorie e sconfitte sportive.

Determinazione, tolleranza alla frustrazione, elevate capacità attentive, creatività, capacità di gestire l’ansia, capacità di scelta, aggressività come energia propositiva e propulsiva, impegno, senso di autoefficacia, intensità… le qualità che troviamo in campo non sono forse quelle che serviranno loro un domani nel lavoro, nei progetti familiari, nelle sfide quotidiane?

Allora è chiaro come diventa fondamentale allenare e occuparsi della personalità dei giovani per farli crescere come calciatori, ma soprattutto come persone.

E così, come non si può pensare al ragazzo calciatore senza comprenderne la personalità in toto, allo stesso modo non si può pensare al giovane calciatore staccato dal contesto sociale e familiare in cui vive.

Nella seconda parte della giornata ci siamo occupati proprio di quest’ultimo aspetto: come gestire il complicato rapporto genitori, giovani calciatori e allenatori? Quale ruolo per i genitori? Quale collaborazione/comunicazione tra genitori e Società?

Michele Di Cesare, direttore de “Il Nuovo Calcio”, ha coordinato amabilmente il dibattito in cui hanno preso parola Gianni Rivera, presidente del Settore Giovanile e Scolastico, Silvano Benedetti, responsabile dell’Attività di Base del Torino Calcio, Gianluca Pessotto, responsabile organizzativo del Settore Giovanile della Juventus, Paolo Anselmo, vicepresidente Aiac, membro del direttivo nazionale settore giovanile e scolastico, dirigente responsabile Settore Giovanile SusaBruzolo, Don Alessio Albertini, segretario della Commissione Sport della Diocesi di Milano, Marco Pianotti, coordinatore federale del Settore Giovanile e Scolastico Piemonte-Valle d’Aosta, ed io, Daniela Oriandi, psicologa, psicoterapeuta, psicologa Figc Settore Giovanile e Scolastico del Veneto.

Personalità e ruoli diversi, esperienze di vita lontane, modalità comunicative differenti, obiettivi e motivazioni forse diversi, ma tutti concordi nel ritenere fondamentale la collaborazione tra genitori e Società per il benessere del giovane sportivo.

Troppo spesso vengono eretti “muri” per tenere al loro posto i genitori. È invece importante coinvolgerli, ma soprattutto formarli, perché nessuna scuola probabilmente ha mai loro insegnato qual è il modo migliore per sostenere i loro figli, aiutarli a creare le giuste aspettative e a incrementare le motivazioni più valide nello sport (affiliazione, divertimento, sana competitività, ben-essere psicofisico…).

Tra genitori e Società devono esserci concordanza d’intenti e condivisione di obiettivi e valori da trasmettere ai ragazzi, che solo in questo modo possono essere educati e responsabilizzati.

La crescita psicofisica del ragazzo deve essere al centro dell’attenzione di genitori e allenatori che, solo attraverso una comunicazione autentica ed efficace, un ascolto attento e partecipe, la collaborazione e la condivisione possono assicurarsi tale obiettivo. Il che non significa sovrapposizione di ruoli e mansioni ma collaborazione e rispetto, la stessa collaborazione e lo stesso rispetto che, per modellamento, impareranno gli stessi ragazzi.

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