Le domande degli allenatori

[Domanda da Micaela Laturra torino]

Devi avere ambizione” è il ritornello che canta ogni genitore deluso, ma di solito, parla della propria che, per un figlio ancora in sviluppo, non è tollerabile.

Un giovane senza ambizioni, quindi, è un problema, ma uno con ambizioni smisurate e non sue lo è ancora di più.

Sul termine bisogna intendersi, perché, come in ogni campo, il significato dipende dall’interpretazione, dai modi di esercitarla e dagli obiettivi.

Oggi si afferma che un’ambizione solo indirizzata verso la soddisfazione personale sia una molla annacquata. Se, però, deriva dalla scoperta e dall’uso delle proprie potenzialità, dall’esercizio della creatività per arrivare fin dove le qualità lo consentono, dal raggiungimento degli obiettivi possibili, cioè dal pieno esercizio delle proprie motivazioni, dobbiamo parlare di ambizione misurata e pienezza del proprio sviluppo.

Se, quindi, la intendiamo come desiderio di valorizzare i propri meriti, volersi verificare o arrivare dove consentono i propri mezzi, non si può vivere senza ambizione. Da un altro punto di vista, è l’interesse per un obiettivo legittimo, cercato con mezzi “potenziali " e scoprire il nuovo stando sempre nei limiti del possibile.

Un’ambizione misurata consente di:

  • assorbire le sconfitte quando si è fatto il possibile,
  • prendere coscienza delle proprie possibilità,
  • non cercare responsabilità nel caso o negli altri,
  • non vivere l’avversario come un nemico da abbattere,

e non credere che essere ambiziosi significhi cercare di arrivare in testa al gruppo senza badare ai mezzi che si usano.

A uno sportivo consente di dar fondo alle energie per arrivare dove è possibile.

Di giocarsi tutte le possibilità senza essere frenato dalla paura di perdere e di godere la costatazione delle proprie abilità;

di impegnarsi per sviluppare il proprio talento e accrescere l’autostima;

e di desiderare anche di migliorare la propria condizione nei confronti degli altri senza bisogno di ricorrere a slealtà, trucchi e mezzi non leciti.

Queste considerazioni non significano viversi da perdenti, De Coubertin, per esempio, affermava che nello sport l’importante è partecipare, ma anche che, se si corre più forte, l’obiettivo è vincere. Il successo personale, quindi, non è offesa né mancanza verso chi è più debole, ma la logica conseguenza dell’impegno nell’uso delle proprie capacità.

 Vincenzo Prunelli

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