Nello sport per tutti si dice che lo fanno in quelli di vertice, e imitarli è sempre apprezzato, ma si fa anche per timore di non avere strumenti e per non lasciare nulla d’intentato.
Se, però, qualcosa non è stato capito prima, non può essere insegnato in situazioni di tensione. Anche in questi casi, però, è più utile lasciare che il giocatore le discuta in gruppo e le capisca, perché le raccomandazioni si perdono, e trovare nel mucchio la soluzione suggerita quando si deve agire con immediatezza, esclude gli automatismi che anche un giocatore modesto ha sviluppato.
Nello sport in cui il talento vero gioca e impara per diventare un professionista, invece, si crea un impaccio più nocivo, perché nella gara serve adattarsi all’istante a ciò che richiede la situazione. Per opporsi a un gesto in atto, si agisce d’istinto, perché sarebbe troppo lento scegliere la contromisura indicata. E inoltre, cose sentite per anni si sanno oppure, se proprio si crede utile farlo, si “ripassano” fuori dal clima di gara, perché lì si creano incertezza e confusione. Perché quest’opposizione?
Con questi tentativi per dare sicurezza, carica e coraggio ai giocatori, l’istruttore dice che non li possiedono, dimostra la propria paura, e aumenta la sfiducia nella squadra.
Parla di gesti e iniziative sempre difficili da contrastare, e rende l’avversario più forte e temibile.
Parla di contromisure eccezionali che il giocatore teme di dimenticare o sa di non possedere.
All’insicuro che vorrebbe garantirsi in tutto, aumenta la paura di non saper rispondere.
Descrive un avversario combattivo e rude per favorire un agonismo furioso e il pieno di adrenalina, che contrastano la lucidità e la prontezza per scegliere la soluzione che sarebbe più utile.
Per aumentare l’attenzione, fa pensare ai gesti tecnici migliori dell’avversario e a propri interventi non riusciti, che condizionano e sono impossibili da controllare in un momento di tensione.
E allora, non si può fare nulla con l’allievo che pone un dubbio che lo assilla e gli fa credere di non essere all’altezza della situazione? È sempre il caso di rispondere, per non farlo sentire solo e impreparato, ma non è mai il caso di offrirgli la soluzione pronta. È, invece, utile e diventa un insegnamento a imparare se lo aiuta a trovarla da solo, in modo da averla subito pronta e rassicurarsi di non trovarsi mai del tutto indifeso.
Vincenzo Prunelli
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