genitori

  • Mio figlio vuole abbandonare la scuola calcio perché non si diverte più. Che cosa posso fare per convincerlo a continuare?

  • Qualcuno dice che devo spingere mio figlio a essere ambizioso e a non porsi limiti, altri che devo semplicemente farmi sentire vicino, e altri ancora che mi suggeriscono di non dargli consigli tecnici perché possono essere in contrasto con quelli dell’istruttore. A chi devo credere?

  • Vedo tanti ragazzi aggressivi, annoiati, privi di interessi e di stimoli o ritirati dal mondo. Eppure, credo che noi genitori diamo affetto e li aiutiamo a essere attivi.

  • I conflitti tra istruttore e genitore non sono quasi mai aperti, perché è pur sempre il primo che decide, ma sono abbastanza frequenti. L’uno è abbastanza pronto ad augurarsi di allenare una squadra di orfani, e ii secondo a essere la voce critica con gli altri genitori e dare consigli a casa perché il figlio non è ben allenato. Lo sport, però, interessa allo stesso modo la persona e lo sportivo, e l’istruttore e il genitore non possono essere diseducativi annullando le rispettive funzioni.

  • Perché tanti ragazzi hanno pochi interessi, imitano chiunque sappia farsi notare e sembrano soltanto attratti da soddisfazioni che non richiedono impegno?

  • Un tempo, i figli accettavano una posizione subordinata e condiscendente almeno fino all’adolescenza, ma tanti oggi trovano facilmente le contromisure o si ribellano.

  • Si è già parlato molto di genitori fuori dalle righe in famiglia, nella scuola e nello sport, ma occorre ritornarci. Nella scuola scadono nella violenza contro gli insegnanti, in famiglia li puniscono o li giustificano in tutto senza educarli e nello sport giocano contro i figli. Un’allenatrice ha cacciato i genitori dalla palestra e ha ricevuto solidarietà da ogni parte, ma non tutte le pecore sono nere...

  • [Domanda da Micaela Laturra torino]

    Devi avere ambizione” è il ritornello che canta ogni genitore deluso, ma di solito, parla della propria che, per un figlio ancora in sviluppo, non è tollerabile.

  • Parlare di abbandono prima che inizi la stagione può non sembrare utile, ma adottare da subito qualche cautela evita brutte sorprese. Troppi sono convinti che lo sport debba piacere e un giovane, figlio o allievo, abbia i gusti, le motivazioni, la costanza e le forze di un adulto e, quindi, si possano usare gli stessi metodi. Tanti abbandonano e altri si adattano, ma non arrivano agli sportivi che potrebbero essere. 

  • In un bambino, o appena più tardi, possiamo intravvedere le potenzialità di un campione, ma è opportuno che non lo sappia. Limitiamoci ad apprezzare ciò che sa fare oggi, che è il modo più efficace per stimolarlo a imparare e impegnarsi per scoprire fin dove riuscirà ad arrivare domani.

  • Nello sport si sente spesso parlare di punizione per una sconfitta o per un errore magari involontario o non evitabile per rispondere a una richiesta che non può essere soddisfatta, ma ha ancora senso punire per formare degli adulti?

  • In un bambino, l’impegno, è stimolato dal piacere, dall’appagamento della naturale esuberanza, dalla scoperta di nuove abilità e capacità motorie, dalla possibilità di misurare le proprie forze e dall’opportunità di giocare con i coetanei.

Tehethon