Molto di ciò che proponiamo, è già attuale, anche se realizzato sulle tracce del buon senso comune, e dunque senza continuità e una chiara metodologia.
E la prima considerazione è che l'allievo, per arrivare a sapersi amministrare da solo, deve poter partecipare in modo attivo e diretto, e dai primi momenti della formazione, al proprio processo di maturazione psicologica e intellettiva.
Cerchiamo uno sportivo adeguato a tutte le esigenze dello sport e dell'ambiente culturale in cui vive. E ciò avviene se l'educatore trasmette i comportamenti, le conoscenze, le norme, le convinzioni, i valori e le aspirazioni comuni, ma intanto crea un clima che porta l'allievo ad assumerli e usarli secondo le proprie attitudini e, poi, a farli evolvere nella misura consentita dalla sua dotazione creativa. L'educatore, dunque, interviene anche su quella somma di meccanismi, facoltà e attitudini più strettamente individuali che connotano l'individuo nella sua completezza.
Tale somma include la creatività, la fantasia, l'originalità, la critica, la curiosità, l'iniziativa, il coraggio e tutto ciò che concorre a interpretare la realtà e a farla evolvere; la capacità di mettersi al servizio della funzionalità collettiva, di scegliere le soluzioni più efficaci, di saper acquisire dalle esperienze e trasformarle in bagaglio personale; e, infine, la facilità di immedesimarsi nelle situazioni, di capirne gli usi e le implicazioni e di portare l'impronta personale che le rende più funzionali, o quella dote, fondamentale nell'evoluzione, di saper imparare da chiunque ma, allo stesso tempo, di superare quanto può essere trasmesso con l'insegnamento.