Prefazione del libro “Calcio: formazione dell’atleta. Dai primi calci al professionista”, 1994. Sergio Vatta e Giovanni Trapattoni sono stati i primi allenatori con i quali ho parlato, e dai quali sono riuscito a farmi capire, del metodo di formazione e conduzione dei campioni dello sport.
Più tensione, meno rendimento
Il rendimento non è semplicemente essere in forma e mettercela tutta, perché ci sono altre condizioni facili da procurare e difficili da controllare.
Facciamo un discorso complicato, da un Natale in cui ci sarà tanto tempo da riempire.
Il gioco
Il piacere del gioco, ad ogni livello, è più utili del dovere, della fatica e del sacrificio. Grandi campioni hanno detto. “quando non mi divertirò più, smetterò”. E così hanno fatto.
Giocare a fare gli psicologi
A fare gli psicologi non si gioca, perché è come voler curare malattie con medicine che non si conoscono e possono aggravare i sintomi.
Pugilato: Combattere per se stessi
Diventare un pugile o uno sportivo di qualsiasi altra disciplina non ha a che fare solo con il potenziamento muscolare, cardiocircolatorio e metabolico, ma riguarda aspetti psichici e fisiologici in costante interazione tra di loro, quindi il benessere della persona a trecentosessanta gradi.
La furbizia aiuta lo sviluppo del talento?
Il presidente di un settore giovanile dice che mio figlio è un talento e lo vorrebbe tesserare. Dice che, nella sua società, già dai primi anni insegnano tutti i trucchi e le furbizie. Che cosa gli rispondo?
Conciliare regole e libertà
Caro Prunelli, Lei definisce l’osservanza delle regole e la libertà pilastri fondamentali della formazione, ma ho difficoltà a immaginare che un giovane libero di fare quello che vuole non sia piuttosto portato a eluderle.