Tratto da: "Calcio: formazione dell'atleta: dai primi calci al professionista", Vincenzo Prunelli © Centro Scientifico Editore, 1994.
- Semplicemente, sa evitare interventi maldestri;
- è partecipe attivo dell'evoluzione e rispettoso della crescita del figlio;
- lo aiuta a crescere da solo;
- cerca di conoscerlo e capirlo per le qualità, i limiti, le motivazioni, gli obiettivi, i desideri e i bisogni;
- sa mantenere lo stesso rapporto di fronte ai successi e alle sconfitte;
- lo stima nonostante i limiti e gli errori;
- gli fa sempre pagare il prezzo delle mancanze e gli impedisce di eludere i compiti e i doveri che gli spettano;
- lo ritiene in grado di tollerare le logiche conseguenze dei propri comportamenti e errori e, quindi, di porvi rimedio;
- pretende che osservi tutte le regole che fanno parte dello sport e che rispetti il ruolo e il contributo degli altri;
- esercita una critica obiettiva e usa sempre messaggi veritieri;
- non sopravvaluta né sottovaluta: le valutazioni in eccesso o in difetto scoraggiano e allontanano, mentre una verità, anche amara, è sempre sono di stima;
- gli insegna a competere in base alle proprie capacità e azioni.
Domanda: ma così non crea un figlio troppo buono e poco furbo?
Crea un figlio che nello sport vince tutto ciò che gli è possibile, che è il massimo per ognuno. Nessun furbacchione, violento, buono solo per sé, prevaricatore o "rabbioso" saprà mai fare altrettanto.
Ti è piaciuto questo articolo?
Forse vuoi leggerne altri... Ecco alcuni articoli che hanno un argomento simile: