L’aiuto in sé non è necessariamente negativo, ma non può essere la semplice fornitura di una soluzione, ...
... e deve essere offerto solo quando l’allievo si è già impegnato per farcela da solo.
Aiutiamoli pure, ma stiamo attenti ai tempi e ai modi.
Al bambino non diamo troppi aiuti dicendogli come fare o facendo noi per lui. Lasciamo che ci provi senza aspettarci subito un risultato, aiutiamolo a trovare con il proprio impegno le soluzioni che gli servono, e forniamogli solo l'aiuto minimo perché ci arrivi da solo.
In questo modo non gli garantiamo facili successi, ma se lo apprezziamo per ciò che sa fare, gli forniamo sicurezza, conoscenza delle proprie risorse, consapevolezza di essere all'altezza delle richieste, iniziativa e capacità di decidere, che sono le condizioni che gli serviranno per competere. In caso contrario, la differenza di ruolo e di capacità tra noi e lui, che è essenziale che avverta, ma non deve sentire insuperabile, può diventare un freno alla sua intraprendenza e, addirittura, un ostacolo allo sviluppo. Se facciamo sempre noi al posto suo, quindi, avremo un insicuro che ha sempre bisogno di essere guidato, passivo e pauroso di non farcela, privo di creatività e d’iniziativa perché non ha imparato a svilupparle, e in difficoltà appena gli stacchiamo il filo.
Se non sbagliamo con il bambino, più tardi, con il preadolescente, sarà tutto più facile. Avremo un soggetto che può iniziare la specializzazione, perché l’avvento del pensiero astratto gli consentirà di progettare oltre la realtà che sta vivendo, ma anche perché sarà in grado di organizzare gli elementi che gli forniamo per arrivare da solo alla soluzione. L’aiuto, quindi, consisterà nel rilevargli l’errore che commette e offrirgli gli elementi che gli mancano arrivare alla correzione.
Nell’adolescenza avrà acquisito gli elementi essenziali del suo sport, e noi diventeremo gli esperti che consulta quando ne ha bisogno per avere un'opinione o un consiglio, per discutere e per verificare i propri progetti, o anche solo per avere una rassicurazione. Allora gli potremo anche dare soluzioni nostre, perché avrà già imparato a trovarle anche da solo, e avrà il senso critico per assimilarle e adattarle ai propri schemi.
Con il nostro aiuto non lo freneremo più, perché avrà raggiunto le conoscenze per non accoglierlo come una prescrizione indiscutibile e, spesso, neppure capita.
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