Formazione

La PSICOLOGIA, in sintesi, è la scienza che studia la mente e i suoi processi affettivi, cognitivi e relazionali, con lo scopo di migliorare la qualità della vita. Si può dire che cerca e tutela la completezza e l’autonomia della persona, crea le condizioni perché possa esprimere e valorizzare le proprie potenzialità, e opera per eliminare il disagio e sviluppare il benessere. Non è, però, protezione, concessione ingiustificata, licenza di stare fuori da regole condivise, rinuncia a esigere o accettazione di condotte e atteggiamenti non compatibili con la vita adulta.

Psicologia e sport

L’apporto della psicologia nello sport è fondamentale, perché la formazione non può trascurare i principi dell’evoluzione, le qualità superiori dell’intelligenza, i sentimenti e la mente, giacché qualsiasi attività non si svolge senza l’intervento di personalità, affettività e intelletto. Si deve, però, notare come lo sportivo si presenti spesso incompleto, perché lo sport ha raggiunto buoni livelli nella cura del fisico e della tecnica, ma non ha ancora sviluppato metodi per formare la persona.

Esaminiamo alcuni principi, anche se una vera trattazione sarebbe molto più ampia.

Ognuno è unico, e ha una dotazione che va trattata in maniera specifica e individuale. L’insegnamento e le richieste uguali per tutti, infatti, raggiungono le qualità comuni, ma non quelle del singolo, e in particolare di chi ha più talento. Non si tratta di insegnare a ognuno in modo diverso, ma di affrontare i temi e gli argomenti insieme e fare partecipare tutti alla ricerca delle soluzioni.

- In ogni campo, si conquista la completezza quando si raggiunge il livello consentito dalla propria dotazione. Nello sport, essa è sintesi di requisiti fisici, tecnici, intellettivi, di personalità e di carattere, tutti complementari e ugualmente necessari, tanto che è concettualmente privo di logica stabilire quali siano più importanti. Non serve, quindi, chiedere tanto o poco, ma creare le condizioni perché ognuno sia libero di esprimere tutte le proprie qualità e motivazioni, che bastano da sole per arrivare ai livelli possibili.

L’ingegno si esercita e produce idee e soluzioni originali e creative confrontandosi con difficoltà e compiti difficili ma risolvibili. Opera, però, soltanto in condizioni di lucidità e senza affanno, e se è libero di provare il nuovo senza dover teme l’errore e un giudizio, altrimenti non crea, e si gioca soltanto per non sbagliare.

La "normalità" è ciò che si può essere con lo sviluppo delle proprie qualità. È, quindi, la consapevolezza e la padronanza dei propri mezzi e la conoscenza di ciò che si deve fare.  O, da un altro punto di vista, è la sicurezza, che ha nulla a che vedere con la temerarietà, la possibilità di affrontare la competizione senza essere mortificati, e l’autonomia per pensare, creare e agire, la condizione che, nello sport, consente la massima efficacia.

- Qualsiasi traguardo, valutazione o giudizio sono momenti di un processo mai concluso. Il piacere personale nello sport per tutti, e la professionalità in quello di vertice, non si esauriscono con il raggiungimento di obiettivi appaganti. Nello sportivo maturo ed evoluto, la curiosità e l’interesse di scoprire e valorizzare nuove abilità sono motivazioni ben più importanti che raggiungere un obiettivo che si può ancora superare. Non si può, quindi, chiedere a un giovane qualcosa che sia superiore ai suoi mezzi e allo stadio di sviluppo.

I fondamenti della vita adulta iniziano a formarsi nella prima infanzia, e anche più tardi occorre tenere conto dei momenti dello sviluppo. Con un contatto prematuro, come avviene con una specializzazione precoce o un agonismo subito “da adulti” o, più tardi, quando, da uno sportivo già pronto, si aspetta una maturazione in serie minori, dove ha poco da imparare da compagni meno dotati, si chiede l’impossibile o si perde tempo utile..

- Le proprietà fisiche e tecniche e l'evoluzione sono regolate e amministrate dalla mente, che nello sport non si allena ancora, oppure si cerca di farlo con gli stessi sistemi che si usano per il corpo. Questi sono semplici condizionamenti che interessano, in modo non efficace, l’apprendimento, e non raggiungono il talento e i livelli nobili dell’intelligenza.

Vincenzo Prunelli

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