Pillole

Non sempre le convinzioni e i buoni propositi colgono nel segno.

Con i giovani il troppo realismo, la ricerca soltanto di ciò che è subito efficace, fare “come si è sempre fatto” o i giudizi non equilibrati possono creare inutili ostacoli e far assume comportamenti che vanno contro la creatività, la vivacità, l'iniziativa e il naturale impulso a migliorare ed evolvere.

Per esempio, c’è chi, spaventato dalla possibilità che gli allievi si disperdano in iniziative inutili o, addirittura, dannose, li fa camminare su una linea precisa e già tracciata perché possano vincere subito. Cerca realizzazioni concrete e immediate, subito ottimali, ma un giovane ha ancora tanto da scoprire per arrivare a esprimere tutto il proprio talento. E, soprattutto, i percorsi più utili per scoprire ed esprimere le proprie qualità sono le situazioni nelle quali si sperimenta l'efficacia delle proprie iniziative, riconoscere e correggere gli errori, assumere le iniziative adatte alle situazioni mentre avvengono, cercare di risolvere da soli i dubbi, muoversi in percorsi non prestabiliti, sperimentarsi o sbagliare.

C’è chi sottovaluta i limiti e i naturali sentimenti d’inadeguatezza o tenta di mascherarli, ma così li rafforza e, in ogni caso, non stimola i giovani a superarli. Nell'illusione rassicurarli, camuffa la realtà, nasconde le difficoltà per liberarli dalla paura o le accentua per stimolarli all'impegno. Apprezzare solo i risultati concreti e condannare qualsiasi tentativo non riuscito, anche se logico, però, li priva di quelle conferme che li possono garantire sull'efficacia delle loro iniziative e della sicurezza di fronte alle situazioni che si presentano. E chiedere ciò che è utile subito e offrire tutte le soluzioni non li spinge a scoprire e impiegare nuove qualità e possibilità di azione, ma soprattutto non li lascia liberi di cercare quelle che sono più efficaci per loro.

C’è chi, invece, è convinto che per dare coraggio e decisione sia sufficiente liberare gli allievi da tutti gli ostacoli, ma isolarli dalle difficoltà e dai problemi e predisporre percorsi già tracciati e protetti da ogni rischio, non li fa sentire più sicuri e non li abitua a camminare da soli. Crede di portarli all'autonomia, ma così li abitua a essere semplici esecutori e non li stimola a farcela con le loro forze. E poiché non accetta che possano sbagliare e rischiare qualche insuccesso, non li lascia liberi di pensare e di decidere, e in questo modo non apprezza l’impegno, che è sempre voluto, ma solo il risultato, che può essere anche solo casuale.

E alla fine, la tutela dalle comuni difficoltà li convince di non essere all’altezza di farcela da soli, di potersi sempre affidare invece di impegnarsi per risolverle e, inaspettato, di interpretare l'autonomia come attesa di un aiuto protettivo.

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