Seguire le indicazioni è indispensabile ma nello sport, per arrivare al proprio talento, occorre sapere che cosa fare e farlo da soli, anche se, in un gioco collettivo, è più facile, e anche necessario, farlo insieme alla squadra.
Come descrivere lo sportivo che ha raggiunto l’autonomia?
- Sa seguire le istruzioni e fare anche da solo ma, dove è necessario o anche soltanto utile, ci mette anche del proprio.
- Non crea difficoltà di conduzione, perché conosce quali sono i suoi compiti, è cosciente di sé, dei propri mezzi e delle regole da osservare in campo e fuori.
- Migliora, perché conosce i propri limiti e li corregge per raggiungere la completezza personale e sportiva.
- Si mette alla prova senza temere l’errore, perché sa che cosa è necessario fare, sarà comunque apprezzato dall’istruttore per averci provato ed è consapevole di saper rimediare se subito non riesce.
- Non ha necessità di essere spinto con cariche emotive, che rifiuta, perché non gli servono e se ne sente disturbato.
- Può sbagliare, ma sa che si arriva al talento solo con le proprie intuizioni e soluzioni, che non sempre sono subito giuste e spesso vanno corrette.
Al contrario, giocare aspettando un ordine, o anche soltanto un’indicazione, sposta l’attenzione, la lucidità e la creatività su ciò che farà l’avversario e, in questo modo, provoca incertezza e rallenta l’azione. Seguire solo le indicazioni, quindi, è un addestramento che esclude i livelli superiori dell’intelligenza, dalla creatività, alla fantasia, alla prontezza, all’intuizione e all’originalità fino all’iniziativa libera e alla ricerca del nuovo.
Vincenzo Prunelli
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