La parola ai tecnici

Tutti gli allenatori lavorano sulla struttura della linea: difensiva, di centrocampo e d’attacco.
Per prendere in considerazione una linea abbiamo bisogno di due punti, in altre parole almeno due calciatori. A mio giudizio, alcuni colleghi, spesso, impropriamente considerano una linea strutturata con un solo calciatore.

Quest’anomalia è evidente nel momento in cui si analizzano una difesa o un centrocampo a tre, o il mediano centrale, la dislocazione del trequartista o la punta centrale. In alcuni moduli di gioco non si considera che per un solo punto passano più rette, più linee. Se così fosse, sarebbe più coerente inserire il vertice, in altre parole un solo calciatore e analizzare geometricamente le strutture come rombi o triangoli.

Ho ritenuto opportuno rendere comprensibile questo concetto perché varia, nell’analisi di gioco delle linee o dei poligoni, il grado di complessità. Un principio di gioco della linea è che il giocatore più vicino alla palla, in particolari situazioni, la attacca, e i suoi compagni, oltre che marcare gli danno copertura. Il riferimento nella marcatura è palla-porta, oppure si ricorre all’anticipo degli avversari che si trovano vicino alla linea e, in questo caso, il riferimento è palla-linea di fondo campo.

Dalla posizione della palla, centrale o laterale, con i movimenti dei calciatori si formano o le piramidi o le diagonali. Il concetto di linea presuppone, secondo le situazioni di gioco, palla coperta o scoperta, e il movimento a scalare davanti o dietro, come se la linea fosse un elastico, oppure gli scivolamenti, della linea, laterali a destra o sinistra.

La linea altro non è che una struttura di gioco che si ripete, che si trasforma geometricamente, che si allunga o si riduce, essa è sempre auto similare a se stessa, e possiede le stesse caratteristiche procedurali di costruzione.

La linea, nel gioco calcio, è un oggetto frattale lineare dalla forma inalterata che si contrae e si dilata e si trasforma in vari modi e queste trasformazioni sono delle omotetie.

Solo a titolo informativo: qualora si analizzassero i poligoni, per esempio triangoli o rombi, come strutture di gioco, si tratterebbe di analisi geometriche di frattali non lineari, analisi molto complesse e collegate alla teoria del caos, il che equivale a studiare gli attrattori.

Alcune considerazioni per il settore giovanile sull’attacco alla palla sono necessarie perché la maggior parte del lavoro bisognerebbe farlo nella categoria "giovanissimi" riguardo alla posizione dei piedi utile a prevenire gli spostamenti del possessore del pallone.

Sintetizzo: i piedi in posizione parallela verso la palla sono da evitare perché non rendono fluida la corsa a ritroso del difensore. I piedi perpendicolari alla palla creano difficoltà al difensore negli spostamenti laterali del calciatore.

Rimando al disegno allegato per osservare la posizione dei piedi più consona sull’attacco alla palla perché ritengo importante portare a conoscenza dei colleghi di settore giovanile alcune indicazioni pedagogiche di Daniel J. Siegel, professore di neurobiologia nel libro “La mente relazionale” (p.203), relativo allo sviluppo delle abilità anche in riferimento al nostro discorso.

“In ogni essere vivente, lo sviluppo può essere visto come un movimento dalla semplicità alla complessità. (…) In base a tale prospettiva, tutti i processi di sviluppo sono guidati da questo continuo movimento verso una crescente complessità che emerge nelle interazioni con l’ambiente.(…) Emergono, infatti, pattern di attività unici in un mondo che è simile, ma mai identico, a quello dei precedenti momenti del passato. In particolari condizioni ambientali o contesti alcuni di questi pattern di attivazione neurale diventano relativamente stabili e sono definiti attrattori. (…) Con l’accumularsi delle esperienze, specialmente attraverso i processi mediati dai sistemi di valutazione del cervello, certi stati della mente diventano più probabili e tipici: possono quindi essere visti come stati attrattori del sistema. La probabilità di attivazione di uno stato della mente dipende sia dalla storia delle esperienze precedenti, sia dal contesto o dalle condizioni ambientali del momento. (…) Stati ripetutamente attivati nel corso di esperienze e risposte emozionali intense diventano caratteristici del sistema e contribuiscono alla sua organizzazione e alla sua stabilità; questi stati attrattori conferiscono al sistema una continuità nell’ambito degli innumerevoli profili di attivazione possibili”.

Nella scuola calcio e nel settore giovanile la conoscenza di noi allenatori del gioco calcio non porta alla soluzione dei problemi concernenti le linee e la posizione dei piedi. La soluzione passa attraverso una forte componente emotiva che spinge il giovane calciatore a focalizzare l’attenzione sui particolari del problema e a indagare sulle varie ipotesi per trovare delle soluzioni coerenti.

Un giovane calciatore è un sistema aperto capace di rispondere agli stimoli adattandosi all’ambiente e certamente non è un contenitore da riempire con istruzioni che provengono dall’esterno.

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