Pensare di formare un adulto autonomo, responsabile e attivo partendo dal bambino può sembrare eccessivo o anche assurdo. Se, però, si pensa che nei suoi primi anni forma lo stile di vita, che in breve può essere definito il modo di ognuno di percepire se stesso e il mondo e di adeguarvisi, si deve stare attenti a sviluppare ciò che farà parte della vita adulta e frenare ciò che, invece, dovrà essere proibito.

Insegnamento e apprendimento sono uno scambio reciproco e un’alleanza. Oggi l’insegnamento non è più arida trasmissione d’informazioni soltanto da assumere, richiesta di precise esecuzioni e ripetizioni, correzione di errori e imposizione di prestazioni che non si possono soddisfare. Troppi giovani hanno perso entusiasmo e iniziativa per una mancata evoluzione culturale e un’educazione che non ha seguito cambiamenti troppo rapidi. Si sono adagiati nell’attesa passiva che qualcuno portasse novità, o forse anche soltanto mode, senza chiamarli in causa perché offrissero una partecipazione attiva, fino a imporre, a volte, la loro presenza in atti clamorosi e privi di utilità. Non basta, ma sono utili alcune considerazioni e proposte che, per esempio nello sport, hanno dato risultati positivi.

In un’epoca in cui lo sport aveva un significato diverso, c’era quasi un’opposizione tra l’impiego fine a se stesso del fisico e la scuola, intesa, invece, come intelligenza, cultura e progetto. Poi è diventato quasi passatempo frivolo rispetto alla serietà e alla nobiltà della scuola. Da alcuni decenni, quando allo sport è stata data una grande valenza educativa, si parla di tanti effetti che s’influenzano e si sommano, ma non si è ancora arrivati a una sintesi piena, perché contano ancora di più il risultato comunque ottenuto e una pratica che non chiede la partecipazione attiva e autonoma dello sportivo.

Che un genitore voglia aiutare un figlio a valorizzarsi nella vita è del tutto comprensibile, ma se l’aiuto è una protezione che gli spiana il percorso perché sia sempre trattato come il migliore e non trovi mai ostacoli che lo mettano alla prova e lo costringano a impiegare tutte le capacità e le energie per riuscire è un controsenso e una limitazione. Se, invece, un istruttore crede di trasformare un normale sportivo in un campione senza considerare i danni che può procurare, siamo di fronte a una manipolazione meno accettabile.

I bambini nascono sempre uguali, si diceva, e si credeva di poterli educare tutti allo stresso modo. È sempre stato così, e non si sentiva la necessità di vedere ognuno come soggetto unico da trattare in modo diverso.  Oggi, con i mutamenti culturali e la possibilità dei giovani di accedere a un’infinità d’informazioni e di esperienze, occorrono altri accorgimenti.

Parlare di educazione, specialmente quando s’inseriscono concetti non abituali tratti dall’osservazione personale sulle tracce psicologiche di Alfred Adler, è un compito troppo lungo, e allora è meglio elencarne alcuni caratteri.

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