La libertà per scoprirsi. L'allievo, superati i 10-11 anni, ...
... inizia a familiarizzare con il ragionamento astratto e non è solo più colpito da ciò che prova, sente e vede.
Da lì in poi, deve conoscere cosa si vuole da lui e le regole dentro le quali potersi muovere. E, una volta chiari gli obiettivi e i margini, deve essere libero di provare e di trovare da solo le soluzioni.
A questo punto, di solito non ha più l’opportunità di scoprire le proprie qualità attraverso il gioco libero, ma attraverso quelli che inventa l’istruttore per “costringerlo” a usare certi gesti e soluzioni che ancora non conosce.
Questo è condizionamento e, per capirci, occorre introdurre un concetto difficile da esporre. Una qualità che non si sa di possedere può essere scoperta solo nel momento in cui si usa e si manifesta in un'azione o in un comportamento che non si producono dietro una direttiva o applicando soluzioni offerte dall’adulto. L’allievo li crea quando deve affrontare da solo una situazione problematica e scoprire i modi e gli strumenti per risolverla. Cioè quando gli è chiesto e permesso di usare il proprio ingegno per inventare, e tale libertà significa poter agire e sperimentarsi fuori da aspettative rigide e dall'obbligo di precise esecuzioni, e senza dover temere un giudizio o una punizione.
Più precisamente, l'allievo può inventare qualcosa di non previsto, o scoprire una qualità che non sa di possedere, solo quando deve affrontare e risolvere, con iniziative e mezzi non ancora sperimentati, un problema o una situazione di cui non conosce le soluzioni. Prepara, quindi, gli stadi più evoluti della sua evoluzione, e non certo solo sportiva, quando si esercita seguendo la propria intuizione e praticando campi ancora sconosciuti, nei quali il risultato non sia scontato e sia garantita la libertà di sperimentarsi e di sbagliare.
Lo sport teme ancora questa forma di libertà a prima vista priva di controlli, poiché considera il giovane, specie se ingegnoso e creativo, un insieme di istinti ribelli da controllare. Non è così, perché dietro una guida preparata, è una condizione vincolata a precise norme e punti di riferimento. In un clima costruttivo e privo di conflitto, infatti, le azioni dell'allievo assumono i comportamenti dì chi lo educa come modello da seguire e raggiungere. In questo caso, quindi, la libertà si esprime nella scelta dei mezzi e delle soluzioni più adatte per raggiungere gli obiettivi che egli indica.
In questo processo, sempre attivo e in continua evoluzione, l'allenatore arriva ad avere la massima autorità, tanto da non doverla più imporre. E l’allievo raggiunge la maturità necessaria per proporsi e collaborare in modi sempre produttivi senza bisogno di ordini o sollecitazioni.
In questo processo, l'allenatore abbandona i compiti di controllo e di modello al quale adeguarsi. Nel tempo acquisisce sempre più autorevolezza, e diventa l’esperto da consultare, il coordinatore, la figura che propone sempre nuove idee e individua nuovi obiettivi da consegnare all’interpretazione e all’iniziativa dell’allievo.
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