Sono a Lourdes perché qualcosa bisogna fare e lo faccio come gli altri: ...
... non in infermeria, ma a fare il barelliere, a vestire, svestire e pulire persone che non lo possono fare da sole, a immergere nelle piscine e ad aiutare.
Vedo tanti bambini sfortunati, e penso a chi di voi ha figli che giocano, corrono, si divertono, provano emozioni belle e gioiose, possono pensare e stanno bene, ma non se ne rendono conto. Penso a gente assatanata e illusa che, per fare del figlio il migliore, “il campione” possibilmente unico, incita alla violenza, alla furbizia nascosta e all’inganno, se potesse, sbranerebbe i bambini avversari, dipinge gli adulti come disonesti, malvagi e senza rendersi conto di presentare e proporre se stessi e di diventare poi le prime vittime.
Penso, però anche a tutti gli altri, che sono contenti dei figli che hanno, non li opprimono e non li usano per cancellare i propri fallimenti e li abituano pensare che con gli altri sei insieme, mentre contro sei solo.
E penso che solo un figlio che si sente accettato, apprezzato per quello che può fare, libero di usare la testa e non solo costretto a eseguire, se lo è, può diventare il campione che c’è in lui.
Sono bacchettone moralista? Ho quattro nipoti che stanno bene e sicuramente qualcosa di buono lo faranno anche se non diventeranno campioni, e questo appaga tutti i miei desideri.
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