Lo sport

Il rifiuto d'essere donna per superare l'uomo è una via non percorribile.

Vi sono campi nei quali la donna prevale e altri che la escludono dai vertici. Ma è inutile voler far diventare uomo la donna solo perché vinca.

Serve una donna che sia donna. Uno sport al femminile non può che esaltare la femminilità e non minacciarla. Questo non significa, per la donna, accettare d'essere perdente. La donna deve rivaleggiare con l'uomo dove è possibile un confronto, e non dove una struttura fisica diversa lo rende improponibile.

Oltre ad un adeguato intervento su quella mentalità che la allontana dallo sport, è indispensabile un interesse maggiore della donna stessa verso lo sport. In modo da incidere sulle scelte politiche, organizzative e economiche e, quindi, pretendere le stesse opportunità, oltre che le stesse occasioni, offerte all'uomo.

Si pensi, per esempio, alla ricerca. Finora si è applicato alla donna ciò che si è scoperto e rivelato efficace per l'uomo, senza tenere troppo conto di differenze o di qualità e condizioni specifiche. Della donna, quindi, la scienza applicata allo sport si interessa e conosce molto meno. E questo fa pensare a molte possibilità e potenzialità non ancora scoperte o sviluppate, che la potrebbero portare a livelli assoluti. Non in tutti i campi, perché ci sono differenze fisiche che non possono essere superate.

E deve cambiare qualcosa di se stessa fuori e dentro lo sport. Prima di tutto, liberarsi di certe forme di cultura che la vedono, o la preferiscono, fragile e incapace di certe prestazioni psicologiche e fisiche che sono, invece, alla sua portata.

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