Alleno da poco una nuova squadra e non riesco a ottenere cooperazione in allenamento e collettivo in campo.
Sbaglio io? Ha sbagliato chi mi ha preceduto? È possibile che mi boicottino?
È possibile che in una squadra si possa essere boicottati, e in questi casi vanno considerate la maturità dei giocatori, l’eventuale presenza di capipopolo distruttivi e la mancanza di una vera guida nella vecchia squadra, o magari qualche errore attuale. E allora, partire con il pugno duro non conviene, perché si aggraverebbero addirittura le cose. Conviene parlarne, non per rimproverare o implorare, che metterebbe ancora più a rischio la nostra autorevolezza, ma per riuscire a capire e farsi capire.
Forse la colpa è anche nostra, se siamo arrivati con “il pugno di ferro”, come quelli che “da adesso in avanti si lavora duro” per smarcarci dall’allenatore precedente o come un nuovo Messia che miracolerà tutti. Tratteremmo i giocatori come bambini capricciosi e sfaticati senza neppure aver acquisito dei meriti. Bisogna, poi, chiarire che cosa sia un collettivo. Se non si ragiona insieme in allenamento e in partita, non si prendono in considerazione i contributi di tutti, non si usano gli errori per trovare insieme le soluzioni giuste e non si trasforma un’azione in un pensiero che corre sul campo con la partecipazione attiva e costruttiva di tutti, non è collettivo.
Magari il nostro allenatore non commette mai, o non ha ancora commesso, questi errori, e allora si può pensare a qualche mancanza degli allenatori precedenti o a cause radicate nello sport, come:
- non aver preparato i giocatori a pensare, produrre da soli e in gruppo e saper imparare, che non è un modo di dire;
- non aver curato l’attitudine a essere produttivi in ogni momento dello sport e a mettere le proprie capacità al servizio di tutti;
- la mancanza di veri leader che sappiano rendere produttiva la creatività dei singoli;
- una conduzione che non chiama in causa la responsabilità;
- l’impreparazione a usare le motivazioni, le potenzialità e tutte le componenti emotive e intellettive del giocatore;
- un allenatore impreparato alla vita di gruppo e a essere partecipe e al tempo stesso guida;
- la mancanza di norme condivise che armonizzino i comportamenti, la creatività e le iniziative di tutti;
- una formazione uniforme che non considera i caratteri del singolo e non è esercizio d’iniziativa e libertà creativa.
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