Salute

Le parole “lotta” e “fuga” possono essere anche tradotte rispettivamente con i termini più quotidiani di “affrontare” o “evitare i problemi”.

In quest’accezione, lottare significa aggredire il problema, cercare di delimitarlo affrontandolo ed esplorandolo. Al contrario, la fuga coincide con il nascondersi al problema e con l’evitarlo. 

Fuga e lotta si qualificano anche come due possibilità di azione e risposta all’evento minaccioso, di cui non è possibile stabilire a priori quale sia la migliore. Sta alla nostra capacità di valutazione fare di volta in volta, di caso in caso, la scelta più opportuna. 

Dobbiamo invece guardarci dalla rigidità, ossia dalla predisposizione a scegliere in ogni situazione pericolosa sempre la stessa modalità di soluzione. Ciò significa chiederci a volte di affrontare, e a volte di fuggire il pericolo.

 

Che cosa fare in caso di paura?

Si può provare a sentirsi più forti, si può provare a sostenere e affermare che niente ci può turbare e niente ci può arrecare danno, e se ci crediamo almeno un po’, è un buon inizio. in ogni momento della nostra esistenza può succedere tutto o niente, ma se non succede niente significa che non ci sono pericoli, ma se succede qualcosa, anche se si va incontro a pericoli, significa che si è scelto di vivere a un non vivere.

Tante volte le paure sorgono perché si è insicuri di fare una cosa e non si ha voglia di rinunciare, e allora interviene l’organismo che rinuncia per noi. per esempio, se non ci va di andare a un concerto e ci andiamo per accontentare qualcuno, il nostro organismo potrebbe decidere per noi. Potrebbe decidere che ci stiamo male e quindi dobbiamo andar via oppure, se non ci va di andare in auto con qualcuno per diversi motivi, è sempre il nostro organismo che potrebbe decidere per noi. Il rischio è la perdita del controllo.

Non si tratta di liberarsi dalle nostre paure, altrimenti ci ritroveremmo in balia del pericolo, che non saremmo più in grado di prevedere e cui non sapremmo far fronte. Occorre piuttosto analizzare come funziona il nostro sistema della paura, per renderlo più flessibile e per porlo più direttamente sotto il nostro controllo. (1)

L’ansia è concentrata sul futuro, su ciò che io so e su ciò che temo potrebbe accadere, ma non è presente, non accade ora. Per questo lo stato di ansia logora, perché perdura fino al verificarsi di ciò che si teme e, anche se ciò che si teme può non verificarsi, l’ansia viene comunque alimentata da tutto ciò che a esso può essere richiamato. È uno stato interno di allarme costante e diffuso, più modesto della paura vera e propria, ma prolungato e perdurante.

L’ansia è stata definita anche come la risultante della composizione di paura e anticipazione. L’ansia è, cioè, la paura di provare paura, il rimuginare su quello che poterebbe accadere, potendolo con il pensiero anticipare. L’ansia è il prezzo che l’uomo paga per la sua straordinaria capacità di ipotizzare e costruire mentalmente la realtà. Se l’anticipazione, da un lato, costituisce la nostra massima capacità di previsione del pericolo, rappresenta la possibilità di pianificare e prevedere forme di difesa, di prevenire e curare agenti ed eventi che ci sarebbero fatali, dall’altro amplifica enormemente le nostre antenne per captare il pericolo. Quest’ultimo non è più solo la minaccia reale effettivamente presente qui e ora, ma è presente costantemente nella mia mente come “possibile”. L’ansia si distingue dunque dalla paura per la mancanza di uno stimolo esterno che provochi la reazione, ma è piuttosto la paura interna del mondo esterno.

All’interno di questa funzione anticipatrice del pericolo rientra un’altra definizione dell’ansia. Essa viene ritenuta come il prodotto di una paura irrisolta. La consapevolezza di non avere sventato la minaccia si trasforma in ansia. In altri termini, la nostra mente continua a pensare, a ipotizzare e a prefigurare i possibili scenari negativi di questo evento rimasto incombente. Continua in questo modo a mantenere attivo il nostro sistema di difesa, richiedendoci un grosso dispendio di energie. L’ansia, in questo caso, viene vista come l’effetto del fatto di non avere il coraggio o di non essere in grado di affrontare ciò che ci spaventa. (2)

È relativamente facile capire le dinamiche dell’ansia e riconquistare il controllo delle specifiche contrazioni muscolari, purché siano tenuti a mente due punti. Primo, l’eccitazione che soggiace all’attacco d’ansia deve essere liberata. Se non vi piace fare esibizione di voi stessi, potete conseguire una sufficiente scarica da soli. Potreste fare delle smorfie davanti ad uno specchio o, potreste dare pugni a un cuscino finché siete esausti. Come secondo passo dovete trasformare la corazza del petto in una parte vivente di tutto l’organismo: dovete facilitare la ricostruzione della vostra respirazione.

Nello stato di eccitazione, o di ansia, il metabolismo dell’ossigeno aumenta, perciò l’aria residua (il resto non esalato) contiene più CO2 (anidride carbonica) del normale. Si deve eliminare quest’aria cattiva, prima che l’aria fresca (ricca di ossigeno) possa fare sufficiente contatto con gli alveoli dei polmoni. Un aumento dell’inalazione è pertanto inutile. La conclusione è evidente: esalate dapprima quanto più completamente possibile. La successiva inalazione avverrà senza sforzo; sarà il sollievo molto gradito che desideravate. (3)

Anche se non ci crediamo, lo sforzo che possiamo provare a fare è immaginare di crederci, inventarsi soluzioni, anche se non le riteniamo idonee, cercare di lavorare tantissimo con la fantasia, con i paradossi, con le storie. Possiamo provare, in casi problematici, a pensare a uscirne con idiozie; certo non è facile da soli senza aiuto di un esperto, perché questa problematica nasconde altre difficoltà.

La riconversione è la disposizione per cui si prova a non affogare dentro il pericolo-problema per ristrutturarlo in maniera creativa. In alcune situazioni una battuta umoristica è un colpo di genio, una risorsa di incredibile vitalità e coraggio. Può aiutare non solo ad allentare la tensione, ma anche a favorire un salutare distacco dall’evento che ci sta schiacciando. Vedere dall’alto significa, infatti, anche “stacccarsi-da-terra”, porre una maggiore distanza tra noi e il pericolo, non nel senso che ci si allontana fisicamente, ma che si dà modo alla nostra mente di elaborare, valutare e ricostruire l’esperienza che si sta vivendo, per negativa e spaventosa che sia. Ci offre un esempio straordinario di riconversione Benigni nel film La vita è bella. L’orrore non cessa di essere orrore, ma sembra che esista un filo parallelo che mantiene unite le cose conferendo loro un senso, per cui è possibile avere paura e continuare a sperare, essere completamente in balia di crudeli aggressori e nello stesso tempo mantenersi protagonisti della propria vita. La riconversione è forse una delle più potenti e incredibili risorse che l’uomo ha sviluppato per garantire la sua sopravvivenza, non solo fisica. Richiede capacità creativa, coraggio e senso della sfida.

La riconversione aiuta a superare la paura e il dolore adottando come arma di controllo l’ironia e il piacere dello scherzo. (4)

A tutto c’è rimedio, o almeno possiamo cercare a non fare in modo che incrementi il problema.

Il termine fobia deriva dal greco phobos, che significa panico, fuga. È la paura di uno stimolo o di una situazione specifica, sproporzionata ed eccessiva rispetto alla minaccia che rappresenta. Ciò significa che la maggior parte delle persone reagirebbe allo stesso stimolo con bassi livelli di ansia se non con indifferenza. Per esempio, il claustrofobico non riesce a compiere un’azione per i più usuale, come ad esempio il prendere un ascensore. La paura per l’oggetto fobico non è controllabile razionalmente così come sono vani gli appelli all’autocontrollo: la reazione fisiologica di paura allo stimolo fobico è immediata e automatica, come un innesco appreso. L’esposizione alla situazione o all’oggetto fobico suscita uno stato di ansia tale che la persona è disposta a fare di tutto per evitarlo. La fuga è una strategia di emergenza. Generalmente il fobico prevede in modo accurato tutte le situazioni che lo possono mettere in ansia e le evita. La sua vita può subire forti limitazioni a causa di questo. (5)

Riepilogando quindi per non rischiare di trovarci in una situazione di paura possiamo scegliere di evitare decidendo di non vivere, o scegliere di sperimentare la paura, in modo da scoprirci sempre di più, e dimostrare che vogliamo provare a essere in grado, che vogliamo provare ad affrontare l’eventuale nemico, l’eventuale esperienza spiacevole, oppure possiamo scegliere un buono Psicoterapeuta che ci aiuti ad affrontare le situazioni difficili di vita.

 

(1) CICERI, 2001, "La paura", Società editrice il Mulino, Bologna CICERI, pag. 50.

(2) CICERI, opera citata, pag. 58-59.

(3) PERLS F., "L'io, la fame, l'aggressività", FrancoAngeli, Milano, 2007, pag. 282-283.

(4) CICERI, opera citata, pag. 90-92.

(5) CICERI, opera citata, pag. 120.

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