Formazione

Per “fare insieme” non s’intende soltanto collaborare nell’esecuzione di un compito o un’azione, ma partecipare con contributi personali anche all’ideazione e alla messa in atto. Insegnante e allievo mantengono il proprio ruolo: il primo fornisce le indicazioni necessarie per stare all’interno di direzioni produttive, e pretende che non siano disattese, mente il secondo impara a muoversi in spazi definiti e, al loro interno, esercita tutta la creatività e l’iniziativa senza essere vincolato da atti di pura imitazione.

Istruttore e allievo che fanno insieme

Si può intendere il fare insieme come una forma di cooperazione che agisce su istruttore e allievo e modifica entrambi. In pratica, avviene uno scambio che agisce in due direzioni ed esige una risposta reciproca, ma senza confusione, perché i ruoli sono diversi. Sembra impossibile che le due figure, con conoscenze, competenze, ruoli e apporti diversi, possano fare insieme e sommare i rispettivi contributi ma, per essere veri educatori, è naturale e indispensabile.

Lo sport, per essere fattivo, deve trasmettere le norme della vita adulta e portare alla responsabilità e all’autonomia della persona e, quindi, agire come strumento educativo, ed esigere la piena libertà d’iniziativa e l’osservanza delle regole alla base di un comportamento concreto. Senza la possibilità di sbagliare e correggersi, e di assumere le iniziative che richiede la situazione, invece, abbiamo un addestramento, e non un atto educativo. Non si tratta di concedere una libertà senza controlli o lasciare troppo spazio quando mancano le esperienze e le misure per decidere, perché ci sono due condizioni che lo impediscono. La prima, che l’adulto stimabile è la figura di riferimento e, quindi, è garanzia di adesione alle sue indicazioni e aspettative. La seconda, che si fa riferimento a regole e doveri che non sono freni o impedimenti, ma indicazioni necessarie per essere costruttivi. In questo modo, si appagano le motivazioni più prementi nel giovane, che sono la possibilità di conquistare l’apprezzamento dell’adulto, il desiderio di creare e sviluppare l’iniziativa personale e la possibilità di raggiungere una sempre maggiore efficacia.

Una partecipazione controllata può sembrare solo formale, un modo di proporsi o una condotta per conquistare l’intesa con l’allievo, ma anche nello sport è il modo più pratico per comunicare e collaborare.

Fare insieme è il modo più efficace per una formazione che sviluppi tutte le qualità dell’allievo, perché appaga il desiderio di creare e sviluppare l’iniziativa personale, richiede considerazione reciproca e uno scambio paritario, porta a collaborare e risolve sentimenti di opposizione. Promuove un’intesa che nel giovane appaga una delle più forti motivazioni, che è il riconoscimento della sua individualità da parte dell’adulto; ma gli effetti sono anche altri. Le risposte e le soluzioni elaborate dall’allievo, danno la misura dell’apprendimento raggiunto, e segnalano il momento opportuno per elevare il livello dei contenuti. Fare insieme consente una cooperazione paritaria, ma non uguale, perché ognuno esercita i diritti del proprio ruolo. Ognuno riconosce i contributi degli altri e partecipa a iniziative fondate anche sui propri, e così è portato ad accettare la validità degli insegnamenti e s’impegna per applicarli. Esige la piena libertà d’iniziativa e l’osservanza delle regole alla base di un comportamento costruttivo. Consente e auspica una critica rigorosa, il confronto e l’armonizzazione di opinioni e punti di vista diversi o discordanti. Gli obiettivi sono uguali, anche se sono diversi i ruoli e le competenze, e si fa riferimento alle stesse regole e agli stessi diritti, anche se essi nono sono uguali per educatore e educato.

Si può pensare a una libertà eccessiva che porta all’ingovernabilità, ma chiede una cooperazione paritaria, lascia esprimere creatività e iniziativa dentro chiari margini, e ognuno porta i contributi ed esercita i diritti che spettano al suo ruolo. I ruoli, però, sono diversi: l’istruttore educa, insegna e corregge e l’allievo acquisisce ed evolve, ma deve stare dentro precisi margini e rinunciare a soddisfazioni che crede lecite. Questo tipo di conduzione, quindi, esclude l’addestramento e il puro adattamento e accetta le idee e i contributi, ma consente e auspica la critica rigorosa, il confronto e l’armonizzazione di opinioni e punti di vista diversi o anche discordanti.

L’istruttore ha modo di conoscere e imparare a trattare ogni allievo e di sentirne anche l’opinione sui suoi modi di conduzione e le reazioni che procura e, quando è il caso, di cambiare modi. La qualità della partecipazione gli dà la misura del livello di apprendimento raggiunto, e segnala il momento più opportuno per elevare la complessità dei contenuti e correggere certi propri errori. E fornisce le indicazioni necessarie per stare all’interno di direzioni produttive, e pretende che non siano disattese.

L’allievo impara a muoversi in spazi definiti e, al loro interno, esercita tutta la creatività e l’iniziativa senza essere vincolato da atti di pura imitazione. Poiché partecipa a iniziative fondate anche sui suoi contributi, accetta la validità degli insegnamenti e s’impegna per applicarli. Ognuno ha la libertà e il dovere di portarli e, se sono validi, il diritto di vederli applicati e, in questo modo, di riconoscere i contributi degli altri.

Vincenzo Prunelli

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