Si pensa ancora che per imparare sia sufficiente dire come fare e correggere gli errori, ...
... ma questo sistema non chiama in causa le facoltà più nobili dell’intelligenza, e forma soggetti che passano nello sport senza coglierne tutte le potenzialità formative.
Non approfondiamo questo tema, perché chi ha confidenza con il sito sa come interpretarlo, trovare i collegamenti e andare subito alle conclusioni. Limitiamoci, quindi, a suggerire come fare e non fare:
- non impartire solo ordini e disposizioni, ma chiamare gli allievi a pensare e contribuire con le loro opinioni e proposte;
- non chiedere solo di eseguire, ma spiegare da quali considerazioni nascono e dove vogliono arrivare le disposizioni;
- lasciare spazio alla creatività e all'iniziativa, e non mortificarle trattandole come tratti negativi del carattere, "sciocchezze presuntuose" o frutti dell'inesperienza;
- sviluppare l'attitudine a capire e mettere subito in pratica le disposizioni;
- allenare a cogliere, sintetizzare e prevedere lo sviluppo di quanto avviene in gara, lasciare che trovino da soli le soluzioni e accettare gli errori che derivano dalle azioni creative;
- favorire la capacità di creare situazioni di gioco favorevoli e di interpretare le condizioni della gara, in modo da mutarle in soluzioni non previste;
- non ignorare, o addirittura frenare, la genialità dei giovani, anche se non è subito fruttuosa;
- non temere che l'attenzione verso chi ha più ingegno possa portare all’appagamento o all’ingovernabilità, perché è proprio la dotazione dei migliori la garanzia di sviluppo e di evoluzione degli altri;
- considerare che ognuno ha possibilità da sviluppare fin dove è possibile e limiti da rispettare, e che il non tenerne conto provoca sempre sofferenze: al talento, che è frenato o, al contrario, sollecitato verso una condizione di superiorità, e a chi, in nome di una governabilità che livella tutti, si appiattisce nella sua minor dotazione;
- non adattare il talento al livello medio della squadra, ma allenarlo a mettere la sua maggior dotazione al servizio di tutti e a raggiungere gli obiettivi che sono possibili solo a lui;
- non appiattire ciò che contraddistingue il singolo in nome di un'uniformità generalizzata, perché offrire spazio all'ingegno, all'originalità, alla fantasia, alla libertà espressiva e, più ancora, alla possibilità di sbagliare e imparare a correggersi, sono passaggi essenziali per raggiungere la piena padronanza dei propri mezzi e il loro uso "intelligente".
In particolare, non sviluppare solo l'apprendimento passivo, ma anche la valutazione critica e l'invenzione, che sono i livelli più elevati dell'intelligenza. Al talento, per esempio, non basta chiedere solo imitazioni ed esecuzioni fedeli, ma occorre offrirgli la libertà e l'opportunità di pensare, capire, creare, sperimentarsi, sbagliare e rimediare agli errori. In pratica, attenzione a non bloccare la capacità creativa, l'inventiva e l'autonomia, che sono gli ingredienti base dell'intelligenza e il succo dell'ingegno.
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