Il gruppo è una relazione che unisce e sta sopra i caratteri dei membri, ne influenza l’azione e il comportamento e dà un risultato superiore alla somma delle capacità di singoli.
E non arriva mai a una realizzazione completa, specie se i componenti non sono vincolati da norme chiare e inderogabili e da un modo di vita e di lavoro ben preciso.
I caratteri e gli interventi
Tutti questi caratteri sono interdipendenti ed essenziali per il funzionamento collettivo.
L’interazione: è la capacità di porsi in una condizione psicologica e operativa in cui l’apporto e il comportamento del singolo si adattano e condizionano quelli di tutti in uno scambio reciproco.
L’integrazione: i componenti si riconoscono in un modello operativo e concettuale unitario, originato dal contributo di tutti, che uniforma i comportamenti e nega significato ai tratti che perseguono scopi individuali e, dunque, improduttivi.
La consapevolezza di appartenere: l’appartenenza è data dalla consapevolezza di condividere gli obiettivi e i mezzi per raggiungerli, di far riferimento a modi e comportamenti comuni e di vivere un rapporto fondato su regole e norme condivise. Il sentimento di appartenenza è il collante che rassicura e fornisce la garanzia di agire in modi condivisi.
La solidarietà: la consapevolezza di appartenere, l’evidenza dei vantaggi della cooperazione, la possibilità di risolvere problemi comuni e l’opportunità di appagare bisogni personali che non possono essere soddisfatti altrimenti, chiamano in causa tutti, perché il gruppo permette allo stesso tempo di soddisfare le esigenze collettive e individuali.
La cooperazione: è la somma delle forze per ottenere un risultato che supera le capacità del singolo; richiede la rinuncia al vantaggio personale quando questo va a svantaggio di quello collettivo.
La mentalità costruttiva: il coinvolgimento progettuale e operativo di tutti e la condivisione dei modi e degli obiettivi porta inevitabilmente a cooperare per raggiungerli.
L’insegnamento: l’insegnamento uguale per tutti chiama in causa l’apprendimento, ma non la critica e la creazione, che sono i livelli nobili dell’intelligenza, e la partecipazione, che trasforma ogni contributo del singolo in apprendimento collettivo. L’istruttore fornisce lo spunto e indica l’obiettivo, e poi fornisce agli allievi l’aiuto minimo perché lo raggiungano da soli.
L’allenatore che s’impegna a rafforzare i caratteri del gruppo assume la posizione di guida inserita a tutti gli effetti nella struttura relazionale della squadra.
Le gerarchie sono definite secondo il grado di merito determinato dal contributo di ognuno, poiché ogni componente riconosce il ruolo del singolo e la sua utilità nel progresso collettivo.
L’età: si può parlare di gruppo solo dopo gli undici, dodici anni, perché il bambino è egoista e non si sa ancora mettere a disposizione e agire per un vantaggio collettivo.
Gli effetti
Un gruppo che possiede tutti questi caratteri è pronto per il collettivo. Esso, infatti, permette di:
- realizzare una “mentalità costruttiva” che impiega i contributi di tutti;
- non far nascere o, quando si sono manifestati, risolvere e conflitti;
- trasmettere a tutti la creatività e l’ingegno di ognuno: l’idea di ognuno diventa idea di tutti;
- sommare e rendere comuni l’impegno e la collaborazione;
- incoraggiare, perché ognuno sente di poter contare sull’aiuto di tutti;
- superare il momento di difficoltà del singolo, che altrimenti sarebbe escluso;
- a ognuno di raggiungere la posizione che gli compete, che è essenziale nel funzionamento e per raggiungere gli obiettivi comuni;
- esercitare uno stimolo reciproco;
- fare tutti insieme e lasciare che ognuno porti ciò che lo differenzia dagli altri;
- far sentire partecipi quelli che giocano meno e recuperare gli esclusi;
- ridurre la sudditanza psicologica verso l’avversario più forte, perché non si è soli;
- non avere esclusi o ai margini, e ridurre gli abbandoni;
- metabolizzare meglio gli insuccessi e studiare contromisure valide;
- preparare a vivere rapporti armonici e costruttivi anche fuori e dopo lo sport;
- correggere i comportamenti non costruttivi e “ammorbidire il carattere”;
- imparare a rispettare compagni e avversari;
- eliminare le gelosie e le rivalità;
- mitigare l’ansia della gara, poiché si sa di poter contare sui compagni;
- rassicurare e integrare quelli che si sentono insicuri e inadeguati.
Si è sempre convinti di saper gestire un gruppo, ma occorrono sensibilità, un sereno equilibrio personale e, nello sport, la conoscenza dei meccanismi del gruppo e della formazione. Per esempio:
- scoprire, valorizzare e coordinare le idee e le iniziative di tutti;
- esercitare la funzione di critica e di controllo affinché non siano disattese le regole, si dirigano la creatività e le iniziative verso scopi costruttivi e si sviluppi un pensiero creativo comune;
- operare affinché tutti abbiano lo stesso ruolo, anche se con contributi diversi;
- produrre idee e progetti, e offrire l’aiuto minimo indispensabile perché gli allievi sviluppino da soli tutti i procedimenti per raggiungerli;
- assumere la posizione di guida, che è autorevolezza, e non autoritarismo o cedevolezza;
- adottare un indirizzo operativo che sappia utilizzare le potenzialità di ognuno;
- accettare qualsiasi contributo e, nel caso non siano validi, apprezzare l’intenzione di produrli;
- usare valutazioni e stimoli veritieri;
- far divertire oggi, e non prospettare un futuro irraggiungibile: specie al bambino interessa ciò che sta accadendo, non ciò che speriamo o c’illudiamo che avvenga;
- essere chiari e non usare mai sotterfugi;
- analizzare e discutere insieme tutti gli aspetti dell’attività.
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