La parola ai tecnici

ALLENATORI - DIRIGENTI - GENITORI insieme per FARE SQUADRA al servizio del giovane calciatore

 

PROGETTO di Gianluca Grassi

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Perché queste realtà possano cooperare positivamente all'interno della società, occorre che ne abbraccino in modo incondizionato la mission, ovvero gli obiettivi sportivi e sociali che la stessa si è data: nel caso di un settore giovanile, la crescita e lo sviluppo delle capacità psicomotorie del ragazzo, la sua formazione tecnico-tattica, la tutela della sua salute, un percorso educativo attraverso il rispetto di regole (sia all'interno del gruppo di appartenenza che nei confronti dell'esterno), la valorizzazione del parco-giocatori (indipendentemente dalle specifiche attitudini del singolo), il raggiungimento di un elevato standard di prestazione che può sfociare, nella migliore delle ipotesi, nell'inserimento in prima squadra o comunque in un altro contesto agonistico di eccellente livello. Ma è necessario soprattutto che questi attori (stakeholders) godano del massimo rispetto reciproco e della piena autonomia di ruolo.

Quindi va ribadito...

Il ruolo "esclusivo" dell'allenatore in campo

  • Nella programmazione, nella preparazione e nello svolgimento degli allenamenti
  • Nella scelta della formazione;
  • Nella gestione tattica della partita;
  • Nell'introduzione di regole di condotta all'interno dello spogliatoio (e dei modi con cui farle rispettare);
  • Nella comunicazione con i giocatori.

 

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Concetto su cui si è espresso di recente con fermezza Renzo Ulivieri, Presidente dell'Associazione Allenatori nonché Direttore della Scuola Allenatori del Centro Tecnico di Coverciano, nel corso di un'intervista rilasciata al mensile Il Nuovo Calcio:

"Scorgo segnali inquietanti nella professione dell'allenatore. Come quando vedo giocatori che invitano i tecnici a effettuare determinati cambi o genitori che chiedono conto della formazione schierata di cui non fa parte il figlio. Per non parlare di chi pensa addirittura di poter dettare l'undici al mister. O del dirigente che prova a forzare certe scelte tecniche per questioni di immagine, di sponsor, di competitività sul mercato".

"Ribadisco la necessità di riappropriarci del mestiere. L'allenatore è il direttore e non il padrone dell'azienda che è la società. È il gestore tecnico e deve svolgere questo compito anche andando contro certe logiche commerciali. È preposto a scegliere e, quindi, a rispondere delle sue scelte: undici giocano e altrettanti, o più, stanno fuori. L'importante è che i giocatori pensino che l'allenatore è una persona perbene, che prende onestamente le sue decisioni, magari sbagliandole, ma non per ragioni che non siano squisitamente di ordine tecnico".

"Le decisioni vanno motivate di fronte alla squadra in modo chiaro. Non si deve avere mai timore di spiegare i propri comportamenti".

 

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Nel contempo non va dimenticato né sottovalutato...

Il ruolo "imprescindibile" della famiglia fuori dal campo

  • È nell'humus familiare che si forma il carattere e la coscienza del ragazzo (imprinting educativo)
  • È la famiglia che porta il ragazzo al campo
  • È la famiglia che ne sostiene le spese (quota) per l'attività
  • È la famiglia che spesso dà una mano alla società a livello organizzativo (spostamenti per le gare, dirigente-accompagnatore, guardalinee, manovalanza tornei e sagre, ecc.)
  • È la famiglia che può sollecitare il ragazzo al rispetto dell'impegno sportivo preso
  • È la famiglia che può indirizzare verso una corretta alimentazione e un'efficace prevenzione medica
  • È in famiglia che può svilupparsi un sano spirito sportivo

La famiglia resta la principale agenzia educativa con la quale l'allenatore e la società sportiva hanno il dovere di confrontarsi e di interagire nell'interesse esclusivo del giovane.

La famiglia è il primo strumento di marketing sul territorio: una "buona parola" detta sul conto della società o del tecnico vale più di mille volantini pubblicitari.

 

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Molto spesso, purtroppo, questi due attori faticano a riconoscersi e a rispettarsi. E tendono a invadere la reciproca sfera di competenza.
Ecco allora scoppiare...

Il conflitto allenatori-genitori

Come nasce...

Errori del tecnico

  • Scarsa predisposizione al dialogo
  • Individualismo all'interno della società
  • Incapacità di riflettere la mission della società
  • Scarsa attenzione alla persona (e ai segnali che possono anticipare problemi caratteriali, disagi relazionali, malesseri fisici)
  • Critica aperta all'indirizzo della famiglia
  • Cattivo esempio (ritardi, atteggiamenti maleducati e/o distaccati)
  • Allenamenti preparati con sufficienza ( competenza e aggiornamento)
  • Mancanza di polso nello spogliatoio (assenza di regole)
  • Gestione tecnica della squadra poco trasparente
  • Archiviazione lacunosa dell'attività

Errori del genitore

  • Scelta sportiva non condivisa con il figlio
  • Disinformazione sulle caratteristiche dell'attività (programmazione e
    regolamenti) e sull'organizzazione societaria (regole interne)
  • Difesa a prescindere del comportamento del proprio ragazzo
  • Invidie e gelosie nei confronti degli altri giocatori della squadra
  • Incapacità di "fare squadra" con le altre famiglie
  • Critica aperta alle scelte dell'allenatore
  • Pressioni e consigli tra le mura domestiche su questioni tecnico-tattiche
  • Commenti e giudizi (espressi molto spesso nei modi e nei tempi sbagliati)
    sulle prestazioni del figlio e del resto della squadra
  • Tifo violento e scorretto in tribuna
  • Rapporti rancorosi, sospettosi e diffidenti con la dirigenza

 

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Il Team Manager nel delicato ruolo di mediatore

L'importante (se non decisiva) mediazione della società nel conflitto fra genitori e allenatori, può trovare un valido interprete nel TEAM MANAGER, figura "emergente" nel calcio professionistico, ma ancora poco conosciuta a livello giovanile (fra i primi a introdurla, l'Empoli) e ancor meno presente (tanto per motivi di budget quanto per scarsa attitudine e preparazione al ruolo) nei dilettanti.

Come possiamo (ri)definire il compito del Team Manager in un settore giovanile?

Il Team Manager è colui che, facendo da trait d'union fra i quadri dirigenziali, i giocatori e (nel caso del settore giovanile) le famiglie, si fa interprete delle esigenze di efficienza imposte dalla società, attraverso l'ottimizzazione delle risorse e la corrispondente domanda di soddisfazione di atleti e genitori. Preludio di una conseguente efficacia nei risultati sportivi.
Il Team Manager deve essere in grado di trasmettere a tutti gli attori (proprietà, staff tecnico, giocatori e loro famiglie) la sensazione di abbracciare in modo pieno la mission societaria e di poter svilupparne l'identità e il senso di appartenenza con comportamenti di impegno, correttezza e fedeltà.

Esempio di mission

  • Vincere il campionato
  • Centrare un determinato piazzamento o la salvezza
  • Valorizzare il parco giocatori del proprio vivaio
  • Creare i presupposti per iniziare o consolidare un ciclo
  • Consolidare l'immagine esterna della società
  • Aumentare il numero di tesserati
  • Attirare maggiore investimenti pubblicitari
  • Conquistare nuovi mercati e tifosi

 

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La casetta degli attrezzi del Team Manager

Abilità professionali (professional skills)

  • Presenza
  • Razionalità
  • Capacità di pianificazione e verifica
  • Autorevolezza nella comunicazione
  • Rispetto dei ruoli (società, staff tecnico e medico, calciatori, genitori, procuratori, magazzinieri, staff logistica, giornalisti, sponsor, tifosi)
  • Marketing
  • Aspetti economici, giuridici e regolamentari
  • Gestione impianti e logistica

Abilità personali (personal skills)

  • Disponibilità/spirito di sacrificio
  • Gestione dei rapporti e dei conflitti (obiettivo: la creazione del gruppo)

Talvolta l'esasperazione del perseguimento degli obiettivi sportivi programmati, produce un clima di ansia e di tensione cui spesso non corrisponde un adeguato bilanciamento del supporto psicologico-comportamentale. Assistiamo così a diatribe che portano ad allontanamenti, sospensioni, esoneri, rimpasti, piccole-grandi rivoluzioni societarie. In questo caos organizzato il Team Manager deve sapersi relazionare con tutti, sfoggiando la capacità di ascoltare, di immedesimarsi nell'interlocutore e di creare canali di scambio efficaci, per giungere infine all'identificazione dei punti di incontro tra i protagonisti dei conflitti.

  • Leadership e motivazione
  • Staff meeting

Il Team Manager predispone, convoca e coordina periodicamente briefing (riunioni) per mettere in comunicazione e in interscambio i vari attori della società.

 

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Il rapporto del Team Manager con l'area tecnica

Flusso delle informazioni

Team Manager → stakeholder → Team Manager → Staff tecnico e medico → Team Manager

Il Team Manager si inserisce a metà strada fra area tecnica e area organizzativa societaria. Nell'area tecnica si trova a stretto contatto con gli allenatori e i relativi staff, nonché con tutti i giocatori che si muovono secondo le direttive del mister.

Pertanto la prima esigenza è quella di definire le esigenze del responsabile tecnico e renderle compatibili con le regole fissate dalla società, fermo restando la propria autonomia negli ambiti riservati.
Le parole chiave in questa fase saranno:

Fiducia - Responsabilità - Meticolosità

In generale, il Team Manager dovrà occuparsi di tutti quegli aspetti di contorno, ma non per questo meno importanti, che permettano ai protagonisti della società di percepire la sensazione che tutto sia sotto controllo o che comunque si possa prontamente intervenire per ripristinare l'ordine.

Strumenti dell'area tecnica

  • Programmazione precampionato (giorni, campi, orari, ritiro, amichevoli)
  • Calendari partite
  • Comunicato Figc della settimana
  • Situazione diffide e squalifiche (eventuali ricorsi)
  • Statistiche generali
  • Gestione Dvd
  • Elenco ed esposizione convocazioni partite
  • Convocazioni rappresentative
  • Coordinamento attività a supporto di partire, allenamenti e amichevoli (accompagnatori, mezzi di trasporto, permessi scolastici, materiale)
  • Pianificazione visite mediche

 

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Il rapporto del Team Manager con la famiglia

Una volta introdotta e valorizzata la figura del Team Manager, ecco che lo stesso diventerà il referente ma anche il bersaglio preferito di mamme e papà. Un "fuoco" tradizionalmente poco amico, di fronte al quale non dovrà mai dimenticare il nostro assunto di partenza: cioè che tutti, allenatori, dirigenti e genitori, devono mettersi al servizio del giovane e non dei propri interessi/obiettivi.

Requisiti dell'approccio / confronto

  • Ascolto e approfondimento
  • Autorevolezza e distacco
  • Documentazione
  • Analisi e interpretazione
  • Successiva verifica sul campo
  • Dialogo privato con le persone coinvolte nel conflitto
  • Proposte di soluzioni
  • Feedback del rimedio adottato
  • Confronto "mediato" fra le parti in causa

Il rapporto del Team Manager con il ragazzo

Tutti (o quasi) a pensare al risultato. In campo e in tribuna. Ma qualcuno pensa ai ragazzi? A volte, dirigenti, allenatori e (incredibile eppure vero) genitori, parliamo di apatia, svogliatezza, irritabilità, incomunicabilità. A scuola come nell'impegno sportivo. Mai però nessuno che provi ad andare più a fondo di una prima sommaria analisi. Mai nessuno che provi a scavare, a parlare, ad approfondire con le diverse persone che nel corso della giornata si interfacciano con il giovane in ambiti diversi: mamma, papà, nonno, nonna, insegnanti, allenatori, fino al parroco, all'educatore parrocchiale, al capo scout. Per provare a mettere insieme il composito puzzle della stessa personalità.
Ecco, un buon Team Manager dove saper "intuire" una situazione di disagio, osservando e "leggendo" con attenzione l'arrivo al campo, l'atmosfera nello spogliatoio, il clima all'interno della squadra, certe reazioni

 

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Durante l'allenamento e la partita. Informandosi periodicamente sul rendimento scolastico dei ragazzi. Parlando occasionalmente con loro, magari con la scusa di un gelato o di una bibita, ponendosi in tono fermo, autorevole e al tempo stesso amichevole. E comunque prestando sempre la massima attenzione a quei segnali (spesso trascurati o sottovalutati) che il ragazzo ci può mandare, senza arrivare a una richiesta vera e propria di aiuto.
Disagi che poi possono poi essere valutati e risolti anche con l'aiuto di una figura competente, quale ad esempio lo psicologo dello sport, e comunque sempre in armonia con la famiglia.

Definizione di Team Manager derivata dalla mia esperienza

Il Team Manager è un punto di riferimento costante "fuori" dal campo (ma sempre presente "al" campo), un cuscinetto posto tra ragazzi-genitori e allenatori-società. Suo compito è tentare di risolvere piccole-grandi questioni che possono pregiudicare una corretta attività sportiva: problemi caratteriali, educativi, scolastici, medici, di trasporto e di logistica, frizioni all'interno dello spogliatoio fra i ragazzi, incomprensioni con gli allenatori, spiegazione alle famiglie del lavoro e delle scelte tecniche, dialogo e confronto costante con i tecnici su questioni calcistiche ed extracalcistiche.

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