Il gioco del calcio è classificato come sport di situazione e questo condiziona tutte le procedure metodologiche indirizzate alla formazione tattico-strategica.
Spesso, però, nel sistema calcistico l’allenamento è utilizzato per addestrare calciatori a svolgere un lavoro monotono, ripetitivo e privo di emozioni personali.
Il senso della metodologia operativa è invece quello di promuovere e consolidare nei calciatori attraverso un atteggiamento autorevole e non-direttivo da parte dell’allenatore l’abitudine a scegliere in maniera consapevole tra le varie opzioni strategiche quella più efficace nella situazione, attraverso:
- lo sviluppo di conoscenze e competenze tecnico-tattiche flessibili, polivalenti, di elevato profilo, e l’interazione degli aspetti teorici e cognitivi dell’apprendimento del progetto di gioco con quelli tecnico-tattici, operativi ed emozionali;
- la sollecitazione dell’apprendimento attivo per educare i calciatori a sapersi cimentare con la realtà dinamica della gara in continuo cambiamento;
- la progettazione e programmazione in maniera efficace dell’attività didattica e l’adozione di volta in volta di strategie, tecniche e tecnologie più idonee e funzionali alla promozione e allo sviluppo di apprendimenti costruttivi.
La metodologia operativa esprime una logica processuale (dinamica del cambiamento e non statica della riproduzione), sistemica (dell’interconnessione e dell’interazione, e non della separazione e della parcellazione), complessuale (problematica e plurilaterale, e non parcellizzata e monodirezionale).
Complessità della prestazione del calciatore: unità significativa
Formazione tecnica, quindi collegata costantemente in ambito tattico e in costante integrazione con la sfera cognitiva ed emozionale del giovane calciatore.
Il gesto tecnico è lo strumento operativo per risolvere i problemi di gioco che possono essere identificati per esempio nell’”addomesticare” un pallone che ha avuto un rimbalzo a terra imprevisto, dal “dosare” un passaggio in profondità sulla corsa di un compagno particolarmente veloce, oppure decidere in pochissimo tempo se calciare in porta o tentare un dribbling. È la situazione che giustifica il comportamento tecnico e quindi condiziona la scelta operativa e il tipo di esecuzione. Solo grandissimi fuoriclasse sono riusciti con la loro maestria tecnica a influenzare la situazione e a modificarla con la propria azione tecnica.
La formazione tecnica non può prescindere da quella tattica e viceversa, in ogni atto di gioco, il calciatore esegue (tecnica) solo dopo aver elaborato più o meno velocemente una risposta su come risolvere problemi legati alla situazione di gioco (atto tattico). La formazione tattica è un processo integrato che nasce dal gioco stesso e rappresenta (nella genesi dell’evoluzione calcistica) un costante riferimento didattico. Laddove esiste un’attività cosciente, una sistematica attività di elaborazione e di risposta a stimoli ambientali, dobbiamo parlare di tattica. L’automatizzazione di certi gesti (abilità tecniche) sposta su piani elaborativi più complessi il comportamento del calciatore, impegnato adesso a raccordare le proprie azioni con quelle dei compagni in fasi di gioco dove diventa sempre più indispensabile la presenza dell’avversario.
I piani didattici elaborati per la formazione tattica devono contenere attività che sono in linea e in stretto rapporto con:
- l’età del calciatore;
- le sue qualità tecnico/tattiche;
- il suo grado di maturazione psico-fisica;
- le motivazioni.
Per questo, abbiamo pensato di codificare e assemblare il complesso delle proposte operative funzionali al conseguimento consapevole di quelle che noi consideriamo le “scelte operative efficaci” in quattro categorie:
- situazioni di libera sperimentazione;
- situazioni di scoperta guidata;
- situazioni di contesto;
- situazioni complesse o di gara.
Situazioni di libera sperimentazione, in altre parole tutte quelle attività, dove in spazi ridotti il giovane calciatore applica le sue conoscenze tecniche in regime di gioco, con la presenza di compagni e avversari, senza nessun vincolo comportamentale imposto dall’allenatore; sovente si utilizzano situazioni in soprannumero o sotto numero per facilitare il comportamento tecnico-tattico. In situazioni individuali e collettive i calciatori sviluppano il bagaglio di possibilità operative, risolvendo in forma autonoma i problemi del gioco. Si favorisce così l’ampliamento di quelle che sono chiamate capacità tattiche.
Situazioni di scoperta guidata, ovvero tutte quelle attività che sottintendono alla capacità di apprendere schemi di movimento “tipo”, stereotipi comportamentali base che fungeranno da segnale di riconoscimento ogniqualvolta in gara s’individueranno determinati segnali. Mi riferisco in particolar modo a esercitazioni senza la presenza di avversari attivi, dove l’accento viene posto sulle modalità di apprendimento di certi movimenti, per esempio sovrapposizioni, movimenti a scalare, diagonali, gioco a muro, incroci ecc.
Situazioni di contesto, cioè l’applicazione di determinate opzioni in regime di gioco, dove l’influenza attiva dell’avversario/ i determina l’apprendimento di comportamenti flessibili e funzionali. Possiamo classificare questi mezzi d’allenamento come proposte molto significative in grado di generare risposte efficaci alle mutevoli richieste della gara. Verranno in questo modo acquisiti pattern comportamentali, con una qualità di riconoscimento che con l’esperienza diverrà sempre più efficace.
Situazioni complesse, rappresentano ambiti di gioco di gara o simili. Partite a tema o con variazione di regole che rilevano il tipo di comportamento che si vuole fare apprendere. Il comportamento collettivo, in relazione all’obiettivo tattico, viene attraverso queste attività reiterato e reso funzionale alle dinamiche del gioco (fase di possesso e di non possesso). In relazione al tipo di comportamento ricercato saranno modificate le variabili quantitative e qualitative presenti nel gioco, per esempio spazio, numero di giocatori, tempo di gioco, numero di tocchi, zone neutre, giocatori jolly, ecc. La capacità di gioco individuale e collettiva ha il suo codice genetico nella capacità di saper gestire in maniera funzionale il proprio comportamento tecnico. L’azione tecnica rappresenta un divenire in stretta simbiosi con l’evolversi della situazione, deve quindi adattarsi, trasformarsi e coniugarsi efficacemente con le richieste del gioco.
Le proposte situazionali sopra descritte rappresentano un momento imprescindibile per costruire capacità di gioco altamente qualificate. La loro distribuzione nella formazione calcistica ha uno sviluppo pluriennale che possiamo sintetizzare aderente alle fasce di età nell’attività calcistica giovanile. Un’analisi quantitativa, riferibile al decorso delle attività, orientate a favorire la formazione tattica nel corso delle varie fasce d’età, può essere così concepita: Il carico d’allenamento orientato alla formazione tattica individuale e collettiva, rappresenta una quota complessiva rilevante nella formazione del giovane calciatore. Tale quota va concepita in stretto collegamento con la parte tecnica, che assume sempre maggior significatività come strumento per risolvere problemi tattici. Come chiaramente viene espresso nel quadro sopra esposto, la componente mirata a costruire comportamenti adeguati al gioco in forme di attività semplici e non rigidamente controllate assume rilevanza nelle categorie di avviamento. La strutturazione di comportamenti più specifici verrà realizzata quando le esigenze di prestazione abbinate a una maggiore maturità psicofisica richiederanno una più spiccata specializzazione e maggiori capacità di attenzione da parte del giovane calciatore.
Riassumendo, questi sinteticamente sono gli aspetti caratteristici tra di loro connessi che sostanziano l’azione della Metodologia Operativa:
- carattere attivo del sapere, il giovane calciatore elabora e non subisce quando è chiamato a cimentarsi con situazioni problematiche da protagonista;
- carattere partecipativo della creazione, il giovane calciatore risponde in modo non stereotipato quando è in una situazione di autoapprendimento;
- carattere investigativo della creazione dei saperi, il giovane calciatore matura nuovi saperi e non riproduce saperi in forma ripetitiva quando è posto di fronte a questioni da risolvere;
- carattere rappresentativo della realtà nella creazione dei saperi, il giovane calciatore perviene a saperi inediti quando lavora attorno alla sua (individuale e/o di gruppo) rappresentazione della realtà e non con saperi da essa disgiunti;
- carattere trasformativo della creazione dei saperi, il giovane calciatore che modifica arricchendola la sua rappresentazione della realtà personale e quella del gruppo in cui opera, anziché chiudersi nella sua semplice conservazione.
Quindi l’assunto metodologico è: partire dalle situazioni concrete e dalla sperimentazione attiva del progetto di gioco.
Il tutto in coerenza con il principio di autodeterminazione personale che tiene conto dell’individualità dei calciatori, per orientare le attività in modo da agire come “guida al loro fianco” e rendere l’apprendimento tecnico-tattico un’impresa collaborativa in cui i calciatori si aiutino reciprocamente, perseguendo la logica dell’interazione e della cooperazione.
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