La teoria dell'allenamento nella formazione dell'allenatore, per l'allenamento ed il consolidamento delle capacità coordinative speciali del giovane calciatore.
Cos’è la teoria dell’allenamento? È una disciplina della scienza dello sport che, principalmente sul piano della metodologia, ha per oggetto i problemi dell’allenamento sportivo, della gara e della massima prestazione in cooperazione con la pedagogia, la fisiologia, la biochimica, la medicina, la biomeccanica, la teoria dell’informazione, la psicologia, etc.
Suo scopo è il processo, pedagogicamente diretto, d’incremento o sviluppo della prestazione sportiva nel suo complesso e nelle sue parti, con la scoperta delle leggi generali, la formulazione di principi universali e speciali per la soluzione dei problemi dell’allenamento e nella costruzione dei piani d’allenamento.
Suoi contenuti sono:
- l’impostazione del sistema di gara e di allenamento;
- l’impostazione della struttura dell’allenamento e del suo controllo.
Nei processi fisico-atletici (capacità condizionali), tecnico, tecnico-tattico, psichico, morale e intellettuale, il carico costituisce dunque la categoria centrale dell’allenamento.
È ovvio che, nella sua formazione e nel suo aggiornamento, 1’allenatore debba studiare la teoria dell’allenamento.
Nell’aggiornamento soprattutto, perchè la teoria dell’allenamento rispecchia le nuove tendenze internazionali nello sviluppo della prestazione sportiva.
L’allenatore è elemento integrante della pratica dello sport.
Tre sono soprattutto i punti che hanno importanza diretta nell’aggiornamento come nellaprassi quotidiana dell’allenatore:
I principi dell’allenamento
L’allenamento è basato sui seguenti principi:
- ogni soggetto ha le sue caratteristiche peculiari;
- gli obiettivi devono essere ragionevoli (ma mutevoli);
- occorre avere un piano di allenamento;
- il piano di allenamento deve essere orientato verso le abilità specifiche;
- occorre essere flessibili nell’attuazione del piano;
- occorre sviluppare l’aspetto biomeccanico;
- la varietà rappresenta l’aroma dell’allenamento;
- occorre alternare il difficile con il facile;
- occorre tener conto del ruolo di una corretta qualità dello stile di vita;
- il riposo è l’elemento fondamentale dell’allenamento.
La necessità di pensare secondo un sistema d’allenamento
Si può dire che un sistema è una classe di elementi collegati da un’azione reciproca immediata: se si esercita un influsso su un elemento del sistema, ne sono influenzati anche gli altri.
La struttura di questo sistema è costituita dal tipo e dall’ampiezza dei rapporti che ci sono tra i suoi elementi. Il sistema è aperto se esiste uno scambio con l’ambiente.
Questa definizione si adatta al processo di allenamento che, quindi, equivale a sistema di allenamento. I suoi elementi sono dati da tutti i suoi compiti, condizioni, mezzi e metodi, e da chi deve migliorare la prestazione sportiva.
Per semplificarli, dal punto di vista dell’allenatore, che crea l’ambiente, e gli elementi vengono riuniti in gruppi tra i quali esiste un ordine relativamente stabile:
- periodizzazione/divisione in cicli d’allenamento;
- proporzioni dei contenuti dell’allenamento;
- parametri del carico di allenamento;
- particolarità dell’età, sesso, livello di preparazione;
- misure per favorire il recupero dopo l’allenamento.
La struttura dell’allenamento
Cambiamenti interni nella struttura dell’allenamento possono essere prodotti, in varie direzioni, dalle specificità dell’età; nell’allenamento dei bambini e dei giovani, dalla struttura ciclica del carico, e nell’allenamento di alto livello degli adulti. Ciò significa che gli impulsi agiscono sugli altri elementi. Un sistema di allenamento così strutturato rende possibili un controllo e una direzione del processo di allenamento.
Gli adattamenti dell’organismo sono di natura specifica, e ciò dipende dallo stimolo (esercizi sportivi), e molto stabili, e ciò dipende dalla durata del processo di allenamento a lungo termine.
Considerata la molteplicità dei fattori che la compongono, la capacità di prestazione sportiva può essere allenata solo globalmente.
Solo lo sviluppo armonico di tutti i fattori che la determinano offre la possibilità di raggiungere la massima prestazione individuale.
Fondamentale, nel processo dell’allenamento del giovane calciatore, sono l’educazione e lo sviluppo delle capacità coordinative generali e speciali.
Non è possibile risolvere un problema tecnico, oppure tattico, se non si possiedono le soluzioni motorie adatte.
La mancata acquisizione delle abilità coordinative costituisce un serio ostacolo a qualsiasi altro apprendimento.
Uno degli errori più frequenti nei settori giovanili è mettere in secondo piano la dimensione motoria e psicomotoria rispetto alle competenze tattiche.
La costruzione di un pensiero tattico passa necessariamente attraverso lo sviluppo delle potenzialità motorie individuali.
Le abilità coordinative devono essere parte integrante e ben definita del progetto di allenamento, perché rappresentano il potenziale motorio in grado di garantirne la realizzazione.
In questo contributo, presteremo attenzione a quelle cosiddette speciali.
Capacità coordinative speciali del giovane calciatore
Capacità di orientamento spazio-temporale
È la capacità di determinare e variare la posizione e i movimenti differenti del corpo nello spazio e nel tempo, in relazione a punti di riferimento sia statici che dinamici.
Per il calciatore può anche essere definita come la valutazione e l’orientamento di se stessi in rapporto alla palla, alla porta, agli avversari e ai compagni.
Lo sviluppo di questa capacità è molto importante, e permette di trovare la giusta posizione nello spazio e di fornire efficaci risposte tecniche su cross, passaggi, tiri in porta.
Capacità di combinazione
È la capacità di coordinare tra loro i movimenti di più segmenti corporei, con successioni o fasi singole, al fine di realizzare un gesto finalizzato.
Per il calciatore è molto importante riuscire ad accoppiare i movimenti, al fine di fornire una risposta tecnica precisa in ogni situazione (es. guida, arresto e passaggio, corsa in un senso e poi cambiare direzione).
Capacità di differenziazione
È la capacità di esprimere, tra le singole fasi di uno o più movimenti delle varie parti del corpo, un’attività gestuale in forma precisa ed economica.
Il calciatore deve prendere coscienza delle sensazioni propriocettive e delle loro differenze, per migliorare la consapevolezza del proprio corpo, abilità indispensabile nel corso dell’attività sportiva.
Nel calciatore, si esprime quando questi si muove con fluidità, in modo armonico e poco dispendioso e manifestando buona padronanza dei gesti tecnici eseguiti in forma precisa ed economica, oppure quando dosa la forza necessaria per eseguire un passaggio a un compagno smarcato.
Capacità di reazione motoria
È la capacità di eseguire rapide azioni motorie in risposta ad uno stimolo.
La variabilità e l’imprevedibilità degli elementi dinamici che caratterizzano le situazioni di gioco, richiedono al calciatore di risolvere con “attenzione e prontezza di riflessi” i problemi motori posti dalla situazione.
Gli stimoli cui il calciatore deve reagire sono soprattutto visivi (movimenti della palla, dei compagni, degli avversari), ma anche acustici (fischi dell’arbitro, comunicazioni verbali), cinestesici e tattili (contatto fisico con l’avversario, palla o terreno di gioco), vestibolari (adattamento dell’equilibrio). Le risposte che il calciatore deve fornire devono essere sempre rapide e tempestive.
Capacità di equilibrio statico-dinamico
Consiste nel riuscire, sia in forma statica che dinamica, a mantenere o ristabilire una posizione di equilibrio sempre ideale. L’equilibrio ha diversi aspetti: da quello statico per i cambi di senso o di direzione a quello dinamico, compiendo gesti tecnici con il pallone, a quello di volo nelle esecuzioni acrobatiche. Una buona acquisizione degli schemi motori di base (camminare, correre, saltare, ecc.) aiuta maggiormente il giovane calciatore ad acquisire e consolidare la coordinazione motoria di cui l’equilibrio è un aspetto essenziale.
Capacità di ritmizzazione
È la capacità di esprimere un ritmo nelle azioni motorie, cioè di contrarre e decontrarre i diversi gruppi muscolari rispettando gli stimoli sensoriali. È importante, soprattutto a livello giovanile, “far sentire” il ritmo esecutivo dei gesti motori prodotto dalla sequenzialità degli appoggi, come ad esempio in un’azione di rincorsa con spostamento, o di un colpo di testa oppure, ancora, per eseguire dei lanci con i piedi. La ritmizzazione del movimento facilita il processo di automatizzazione degli stessi.
Capacità di adattamento e trasformazione
È la capacità di trasformare o sostituire l’azione motoria programmata, nel corso del suo svolgimento, in base al variare della situazione. La variazione di una situazione di gioco attesa o imprevista non deve cogliere di sorpresa il calciatore. Se l’azione motoria non deve cambiare radicalmente, ma richiede solamente la modifica dei parametri del movimento quali lo spazio, il tempo, la velocità, il ritmo e l’ampiezza, si parla di capacità di adattamento.
Si parla invece di capacità di trasformazione del movimento quando è necessario sostituire l’azione motoria in corso con un’altra, come ad esempio in un duello 1 vs 1: l’attaccante cerca di dribblare il difensore con finte provocando da quest’ultimo una reazione fatta di mosse e contromosse, oppure l’avversario finta un calcio di potenza e poi esegue un tiro di precisione.
L’esecuzione dei gesti tecnici deve adattarsi e trasformarsi non solo in relazione ai comportamenti degli avversari, ma anche in funzione delle interferenze di tipo ambientale, quali le caratteristiche del terreno di gioco e le condizioni atmosferiche. La capacità di trasformazione dei movimenti dipende dalla precisione e dalla velocità con la quale il giocatore recepisce le variazioni della situazione, e dall’insieme delle esperienze acquisite. Quanto più è vasto il patrimonio di esperienze motorie, tanto maggiori sono le possibilità di anticipare, adattare e trasformare i movimenti con la possibilità di individuare le scelte più opportune.
Nel calciatore, questa capacità deve essere molto affinata, e buona parte delle esercitazioni in situazioni di gioco devono avere elementi che la riguardano.
Capacità di anticipazione motoria
Questa capacità permette di prevedere l’inizio, lo svolgimento e la conclusione di un’azione motoria, e di organizzare in anticipo e con efficacia i movimenti richiesti.
Questa capacità è molto importante, e la base multilaterale e multisportiva permette al giovane di comprendere i movimenti. Permette al calciatore di comprendere quali siano i movimenti degli avversari, e quindi di prevederne l’esito. Come già accennato, questo può essere realizzato in allenamento proponendo esercitazioni situazionali .
Inoltre, è molto importante insegnare al calciatore a leggere le informazioni dal comportamento degli avversari. Segnali fondamentali possono essere tratti dal modo in cui un giocatore si prepara a ricevere la palla o a eseguire un cross, oppure osservando gli spostamenti, le caratteristiche tecniche, ecc.
Questa capacità spesso è poco sviluppata nei calciatori più giovani, poiché mancano di “vissuto”, mentre in quelli più anziani è una delle doti più presenti, ed è definita in modo semplicistico come “esperienza”.
Fantasia motoria
È la capacità di utilizzare le proprie risorse tecniche, cognitive ed espressive in modo personale, originale e creativo, per risolvere problemi motori, tecnici e tattici, e che consente di utilizzare le potenzialità individuali al di fuori di rigidi schemi imitativi. È la risultante di tutte le capacità coordinative possedute, che si esprimono grazie ad un’attività intellettiva divergente. Di fronte a situazioni motorie problematiche, chi possiede fantasia motoria troverà la situazione più idonea elaborando strategie individuali che derivano dalle capacità di attivare molteplici funzioni cognitive. La fantasia motoria è una dote difficile da sviluppare che abbonda nei cosiddetti “calciatori nati”. È sicuramente di più facile apprendimento se in passato si sono sviluppate esperienze multisportive che richiedono attività ricche di stimoli sempre diversi e che sollecitano tutte le capacità coordinative.
Per incentivare questa capacità, è importante che l’allenatore utilizzi durante le sedute metodi induttivi, fra cui quello della ricerca, al fine di abituare i giovani a trovare soluzioni diverse allo stesso problema. I metodi imitativi e addestrativi non facilitano lo sviluppo di un pensiero diverso e di nuovi comportamenti motori creativi che possono portare alla scoperta di diverse soluzioni ai problemi. È indispensabile che l’allenatore di settore giovanile sappia utilizzare tutti i metodi e gli stili d’insegnamento, alternandoli tra di loro per educare il giovane ad adattarsi ad essi. Insieme a questo principio, l’allenatore deve ispirare il suo operato anche a quello della multilateralità.
Il concetto di multilateralità dell’attività è riferito agli aspetti didattici dell’insegnamento (contenuti, mezzi, organizzazione) e agli esiti programmati e prevedibili; si riferisce allo sviluppo di tutte e di ciascuna capacità motoria, e alla costruzione del maggior numero possibile di abilità motorie attraverso variazioni di mezzi, contenuti e situazioni...
Tali varianti e loro combinazioni saranno riferite a movimenti effettuati in relazione a: persone, corpo o parti di esso, oggetti, attrezzi, superfici d’appoggio, suoni, rumori e ritmi, battute, segnali, ecc.
Varianti di tipo tattico:
- fintare;
- marcare;
- anticipare.
Tali strategie e soluzioni sono riferite a spazio, tempo, giocatori, problema, oggetti, attrezzi, proprio corpo o parti di esso.
Varianti di tipo ambientale:
- ambiente acquatico;
- spazi aperti o chiusi;
- campi erbosi o di terra;
- temperature diverse;
- condizioni atmosferiche;
- superfici innevate, sabbiose;
- pubblico;
- mezzi specifici.
Pertanto è necessario:
- DEFINIRE CON PRECISIONE LE ABILITÀ E LE AZIONI CHE UN ATLETA, AL TERMINE DI UN PIANO DI FORMAZIONE SPORTIVA, DEVE SAPER REALIZZARE;
- IDENTIFICARE IL PERCORSO OPERATIVO SCOMPONENDOLO IN VARIE PARTI SUCCESSIVE, COSÌ DA POTER INTRODURRE UNA VERIFICA PUNTUALE CHE CONSENTA DI REALIZZARE INTERVENTI DI CORREZIONE SUGLI ATLETI, ATTRAVERSO LE RIDEFINIZIONE DELLE STRATEGIE E DEGLI OBIETTIVI STESSI;
- ALTERNARE SCIENTIFICAMENTE STILI, METODI E FORME DELL’INTERVENTO.
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