L’amico Angelomaria mette insieme scienza ed esperienza, e mi fa capire quante cose non conosco. Gliene sono grato, e intanto mi chiedo quanti si arrovelleranno come ho dovuto fare io.
Nell’esercitazione ho tenuto conto di due attaccanti vicini. I due attaccanti devono eseguire dei contro-movimenti (lungo-corto, dentro-fuori).
La prima decisione del verso del movimento, secondo i principi di gioco, viene seguita dall’attaccante più vicino alla palla, ma è opportuno alternare la giocata del centrocampista con l’attaccante più lontano alla palla per cambio gioco o per l’imprevedibilità del gioco stesso. Per sviluppare il gioco con due attaccanti vicini è opportuno ricorrere alle triangolazioni sia nelle fasce che nello spazio centrale del campo.
Le dinamiche di gioco presuppongono, oltre le triangolazioni, dribbling, sovrapposizioni interne ed esterne, taglio, sponda di testa e di piede, incrocio, diagonali, attacco al primo e al secondo palo e così via. Ovviamente ogni allenatore è competente in materia, ma i problemi che vorrei porre all’attenzione dei colleghi sono due.
Il primo è didattico e il secondo è di “caratterizzazione dinamica”. Due approcci che nell’analisi del gioco calcio sono spesso trascurati.
Nel secondo problema ho ritenuto opportuno dare degli spunti (vedi disegno) tramite i bacini di attrazione che altro non sono che insiemi i cui si sviluppa un particolare attrattore: a punto fisso, che è un attrattore topologico, o attrattore caotico e attrattore strano. Chiudo il discorso, altrimenti dovrei parlare della teoria del caos e dei sistemi dinamici, argomenti che ho spesso sviluppato.
Il problema didattico, secondo il mio parere, non può essere sviluppato attraverso l’insegnamento come succede nella “letteratura” calcistica, ma l’apprendimento avviene nell’interazione tra il soggetto e l’ambiente e il processo di cambiamento (apprendimento) può essere “innescato e non determinato”.
Ogni allenatore è responsabile di questo processo e, più che la figura e il suo porsi in modo tradizionale nella cultura calcistica italiana, è fondamentale porsi come osservatore, il quale modula il proprio intervento secondo il principio dell’autorganizzazione dell’apprendimento.
Non bisogna imporre nulla dall’esterno e tutto deve evolversi nell’ambiente tramite le interazioni tra i calciatori, tramite l’esplorazione e le loro sfere cognitive, emotive e relazionali.
Un allenatore deve agevolare conoscenze attraverso le esperienze e non usare mattoncini della “Lego” per assemblare conoscenze.
L’approccio sistemico dovrebbe essere la stella polare di ogni allenatore. Un buon osservatore ha la capacità di discernere, nelle infinite variazioni dinamiche del gioco calcio, strutture e processi ricorsivi, delle finestre d’ordine nel caos, e dovrebbe far riferimento a questi insiemi ricorsivi che sono un punto di partenza per sviluppare, tramite allenamenti, un sistema di gioco e, statene certi che, via via, gli insiemi ricorsivi cresceranno sempre più.
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