[Domanda da Giorgio Campo Torino]
AL BAMBINO BASTANO L’IMITAZIONE E IL GIOCO LIBERO PER SVILUPPARE IL TALENTO?
*Il talento nel bambino è una potenzialità e, come per tutti, è strettamente personale. Non è, quindi, uguale per tutti, e il gioco libero è il percorso per sviluppare il proprio.
Comprende le abilità, ma è soprattutto l’uso che ne può fare, che è la capacità di usarle secondo la situazione e la condizione che si vuole imporre.
Per il bambino, il gioco libero possiede tutti i gesti dello sport possibili all’età.
Non ha senso fargli imitare quello del campione, perché non ne avrà mai i mezzi tecnici, o allenarlo da subito a quello dell’adulto, perché non ha ancora quelli fisici e, soprattutto, deve rinunciare ai propri. Solo quando avrà acquisito armonia e padronanza potrà modificarlo prendendo spunti da quello del campione, ma senza riuscire a riprodurlo uguale.
Nel gioco, il bambino non conosce il trucco, la violenza o le furbate, che sono elementi quasi impliciti nella specializzazione precoce e nel giocare solo per vincere, che sono i più grandi ostacoli alla scoperta e allo sviluppo del talento.
È possibile che il talento si stufi di sport?
È possibile, e le cause sono la sua specificità, la particolarità del suo sviluppo ed errori dello sport.
È una potenzialità da coltivare, ma lo sport esclude spesso la mente. Vuole portarlo a traguardi eccezionali, indica i sistemi, e a volte i trucchi, per ottenerli.
Chiede di eseguire, invece di allenare a scoprire e sviluppare le sue potenzialità.
Avvia troppo presto a un agonismo che lo obbliga a modi non suoi e non sa tollerare.
Lo allena a eseguire e non a impiegare le proprie potenzialità.
Non gli offre spazi per esprimere creatività e iniziativa libera, e gli impone di adattarsi a metodi che non lo soddisfano. Gli chiede di ripetere e imitare gesti perfetti in allenamento e gli impedisce di impiegarli in gara.
Il talento non s’impegna a imparare se è inserito in una squadra non omogenea per livello.
Deve regolarsi sulla media degli altri e frenare per aspettarli.
Il talento in attività smette per esasperazione, ansia, pressioni e per vivere come tutti.
Altri lo continuano in modo passivo in una semplice routine, e si trascinano a livelli modesti senza entusiasmi e colpi d’ingegno, chiusi in mille problemi e contorsioni mentali.
Le vostre domande. Le domande degli allenatori
Vincenzo Prunelli
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