Verso gli undici, dodici anni, dalla comparsa e dall’affermazione del pensiero astratto.
Il giovane inizia a voler essere diverso dagli altri, a cercare un'identità propria che lo distingua: non è più spinto dal piacere che gli deriva dalla realtà presente, ma da desideri che sono dentro di lui.
Non si accontenta più di esserci, ma vuole diventare, e lo sport gliene offre l'opportunità quando lo porta a scoprire e raggiungere le abilità possibili, lo ricambia con un riconoscimento concreto, e dunque sempre obiettivo, e gli offre la prospettiva di una realizzazione adeguata ai suoi mezzi.
Il ragazzo, quindi, può già imporsi in qualche modo l’obbligo di imparare e di lavorare per obiettivi che non riguardano la soddisfazione immediata. La vittoria non è più solo un piacere momentaneo, ma una verifica e la prova, positiva o negativa, di poter aspirare a obiettivi più lontani. Inizia a rispondere a sentimenti come il senso del dovere o la curiosità di imparare, a cercare anche un rapporto basato sulla stima e su una partecipazione consapevole, e a scegliere ciò che gli permetterà di valorizzarsi, e non solo ciò che lo soddisfa al momento.
È il momento in cui lo sport tradizionale deve trovare altri metodi d’insegnamento e attuare una specializzazione che non soffochi il talento e lo sviluppo. Occorre:
- abbandonare i metodi che impongono un apprendimento passivo e vie obbligate a spese di altre esperienze e sperimentazioni;
- lasciar esprimere anche le qualità che subito non sono efficaci, ma hanno bisogno di libertà per manifestarsi e, poi, svilupparsi;
- rispettare le motivazioni dell’età e gli stadi dello sviluppo;
- non pensare di aver raggiunto l’età in cui si possono chiedere prestazioni per le quali mancano ancora le conoscenze, le abilità, la resistenza e tutti i requisiti necessari per usare tutte le qualità al massimo dell’efficacia.
Appena più tardi, nella preadolescenza, che è un periodo di grande recettività e ha una maggiore confidenza con il pensiero astratto, il giovane è stimolato dal desiderio di sperimentarsi con richieste più impegnative e dalla prospettiva di poter raggiungere i traguardi adeguati alle sue possibilità. Si può, allora, attuare una programmazione a lungo termine, aumentare la complessità dell’insegnamento e parlare finalmente di specializzazione.
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