Gli insegnamenti sono indispensabili anche per sviluppare il talento ma, col tempo, diventano più utili le qualità superiori della mente e l’iniziativa libera, perché l’insegnamento è un messaggio a direzione unica e senza possibilità di verifica.
Il semplice insegnamento non adattato elle qualità del singolo e un ostacolo per l’istruttore, perché:
- Impedisce di imparare dagli allievi e di conoscerne il carattere.
- Difficilmente si adatta al talento di ognuno, che è del tutto individuale e può essere scoperto soltanto dall’allievo quando, in gara, deve fare fronte a una situazione nuova e imprevista.
- Non rispetta i tempi dello sviluppo e non favorisce la scoperta e l’uso delle qualità e la partecipazione, che sono gli strumenti per aiutarlo a crescere.
- Allena l’apprendimento e l’esecuzione, ma non le capacità superiori della mente, come la critica, la creatività, l’intuizione o l’ingegno.
- Non ne scopre le qualità, che sono specifiche e soltanto sue, perché lo chiama a eseguire i gesti di tutti, che sono diversi dai suoi.
- Non lo allena a esercitare la creatività e l’iniziativa personale e, quindi. Gli impedisce di avventurarsi nel nuovo, dove potrebbe sbagliare. O non riuscire.
- Lo abitua a valutarsi sulle realizzazioni concrete, ma non sulle idee e sulle iniziative.
- Pretende che metta in pratica ciò che ha appreso e intuito, e lo costringe a cercare solamente di evitare l’errore.
- Negli sport di squadra, dove occorre pensare, creare, proporre e fare insieme in ogni fase dell’attività, il talento deve poter sbagliare cercando il nuovo e trovare le soluzioni con il contributo di tutti, perché il collettivo ha bisogno di precise indicazioni, ma anche della libertà di produrre nuove soluzioni insieme.
- E, infine, l’istruttore, se non accetta opinioni, proposte e idee e non le fa proprie, non impara e si propone sempre uguale mentre gli allievi cambiano.
Vincenzo Prunelli
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