Mio figlio ha un handicap fisico.
Gli do più di quanto hanno gli altri, punto sull'intelligenza per valorizzarlo e lo proteggo dalle situazioni che lo possono umiliare. Rischio di procurargli altri disagi?
Il primo disagio è di fargli sentire l'handicap più pesante di quanto non sia e di convincerlo di essere diverso dagli altri. Poniamoci alcune domande: siamo convinti che chi ha un handicap vada pagato con qualche offerta che compensi il suo disagio ? È possibile farlo sentire adeguato solo in un campo a spese di tutti gli altri? Siamo sicuri che sia proprio questo che lui vuole o che gli serve?
Non è una buona soluzione spingere chi ha un handicap solo verso un determinato settore, anche se importante come l'impegno intellettuale, ed evitare tutti quelli che potrebbero far risaltare il suo disagio, perché forse riuscirà in un campo, ma sarà impacciato negli altri. Non è neanche una soluzione presentare gli altri come figure ostili o privilegiate e spingerlo a primeggiare su di loro facendo uso, come in questo caso, della propria intelligenza. E non lo è isolarlo da qualsiasi occasione, compreso il gioco, in cui si debba confrontare con i coetanei e possa subire qualche sconfitta. Certo, dobbiamo cercare situazioni in cui si possa misurare alla pari e vincere o perdere come gli altri, ma se lo isoliamo, non avrà mai verifiche e si convincerà di essere perdente in tutto.
Con questi sistemi, è facile che un ragazzo si scoraggi fino a rifiutare di misurarsi anche nelle situazioni favorevoli e a non riuscire a sviluppare rapporti armonici con i coetanei. E le conseguenze, nel tempo, possono essere il rifiuto di affrontare anche campi dove può essere favorito e l'ostinazione a cercare attenzioni non dovute atteggiandosi a vittima, cercando inutili rivalse su tutti, pretendendo compensazioni al proprio deficit naturale o aspettandosi che gli altri siano sempre a disposizione per aiutarlo.
Partiamo invece da un altro presupposto. Chi ha un handicap non nasce più insicuro degli altri, e la sua sicurezza o insicurezza dipendono dal nostro modo di incoraggiarlo. Se siamo educatori preparati, possiamo addirittura utilizzare una risorsa che questi ragazzi hanno più sviluppata degli altri, la motivazione a superare il loro handicap, come dimostrano molti in campo intellettuale e nello sport. Se, invece, li scoraggiamo rimarcandolo, provochiamo un'insicurezza che li penalizza in ogni settore. Possono, infatti, convincersi dì essere ìnadeguati in tutto e di non avere risorse o possibilità per modificare la propria condizione, ritirarsi dalle iniziative e rifiutare i rapporti nei quali potrebbero mostrare dei limiti, fino a sentirsi minacciati in qualsiasi situazione.
Ti è piaciuto questo articolo?
Forse vuoi leggerne altri... Ecco alcuni articoli che hanno un argomento simile: