Calcio

"Psicologia per lo sport in 400 domande e risposte", Vincenzo Prunelli, Edizioni Calzetti & Mariucci.

All'interno della squadra ci sono dei clan chiaramente in conflitto tra loro. Come posso intervenire? Uso il pugno duro?

Quando in una squadra si sono formati dei clan l'errore è già stato fatto, e usare solo il pugno duro significa peggiorare la situazione. Bisogna capire cosa è successo.

I clan si formano quando:

  • non abbiamo autorità;
  • creiamo inutili rivalità mettendo i giocatori in concorrenza tra loro per stimolarli, o non le sappiamo prevenire;
  • noi ci prendiamo i meriti e attribuiamo le colpe ai giocatori;
  • vogliamo adottare il pugno duro e i giocatori scaricano tra loro l'aggressività che non si sentono di scaricare su di noi;
  • non sappiamo far rispettare le regole;
  • non agiamo con giustizia: siamo duri con i più fragili e cediamo alle pressioni dei più arroganti;
  • non siamo in grado di opporci a interferenze che vengono da fuori;
  • non sappiamo suscitare interesse e far partecipare la squadra;
  • cerchiamo rapporti fondati sulla dipendenza e non sulla stima;
  • manchiamo di rispetto o abbiamo reazioni troppo emotive;
  • non sappiamo ammettere e correggere i nostri errori e le nostre incertezze.

Dopo aver scoperto e corretto i nostri errori, bisogna però passare all'azione. Proviamo a instaurare un clima di collaborazione e cerchiamo di fare in modo che la vivacità si trasformi in una spinta verso proposte e comportamenti costruttivi, invece di provocare liti, ripicche, infantilismi e rivalità.

Ma intanto prendiamo le nostre decisioni senza farci condizionare. Restiamo disponibili a portare la nostra esperienza se ci chiamano in causa per risolvere i conflitti e accogliamo qualsiasi cambiamento; ma se tutto questo non bastasse e ci fossero degli incorreggibili, chi gioca contro sta fuori.

E se così andasse tutto a catafascio? Pazienza, ma è l'unico modo per ricominciare da capo.

 

In caso di formazione di gruppi in contrasto tra loro e che sono nocivi alla squadra, come mi devo comportare per non creare figli e figliocci?

Se in una squadra ci sono gruppi in contrasto che guastano il lavoro, non possiamo limitarci a distribuire torti e ragioni o a schierarci per gli uni o per gli altri. Cerchiamo di dirimere le questioni e di rimettere insieme tutti, altrimenti lasciamo troppi conti in sospeso e andiamo contro l'interesse collettivo.

Se siamo capaci di cambiare il clima e di trasformarlo in cooperazione, quindi, è più utile agire nei confronti della squadra nel suo complesso che non nei confronti dei gruppi.

Occorre anche evitare di voler mettere le cose a posto a tutti i costi. Non possiamo fare i diplomatici o usare il bilancino per non scontentare nessuno. Se siamo convinti che la coerenza possa risolvere qualsiasi problema, cerchiamo d'essere coerenti in tutto: gioca chi è utile, e chi non lo è sta fuori, tenendo sempre, però, la porta aperta a qualsiasi cambiamento positivo e lasciando ai giocatori la possibilità di stabilire da che parte vogliono stare. E se sono di più quelli ingovernabili? Di sicuro abbiamo commesso grossi errori, e adesso è difficile riportare la calma.

In ogni caso, teniamo conto che i clan nascono soprattutto perché è messa in discussione la leadership dell'allenatore, che diventa quindi la persona meno adatta per risolvere queste situazioni.

 

Come si riflette in campo l'esistenza di clan in una squadra di calcio?

I clan "lavorano" meglio fuori del campo, dove ci sono più occasioni e più tempo per organizzare i tranelli e le pressioni più o meno esplicite sugli allenatori.

Durante l'allenamento i boicottamenti possono non saltare subito all'occhio, mentre durante la partita è più difficile fingere di sbagliare solo per boicottare qualcuno, ed è più probabile che sulle rivalità interne prevalga la voglia di vincere.

Anche in questo caso, comunque, possiamo vedere che certi gruppi giocano solo tra loro a spese del collettivo, e che alcuni sono presi di mira appena sbagliano o solo perché non fanno quello che gli altri si aspettano, o perché non trovano intesa, per cui non riescono a fare gioco, oppure perché non ricevono mai la palla o la ricevono nella maniera meno utile o, addirittura, sono boicottati nelle iniziative e vengono fatti correre a vuoto.

Si vede soprattutto che non c'è collettivo e che l'azione non segue la via più logica. Il collettivo, infatti, significa fare e pensare insieme secondo la stessa logica, aiutarsi e mettersi a disposizione, sviluppare un'idea comune, organizzare azioni e difese sapendo già prima come reagirà il compagno, e questo è impossibile se non si tira tutti dalla stessa parte.

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