Calcio

Come far capire a un ragazzo che ha troppe aspettative che il calcio è solo un gioco?

Tutti i ragazzi sognano di diventare importanti e di imitare i loro idoli. Spesso, però, siamo noi a suscitare attese eccessive, quando, per esempio, individuiamo un piccolo talento; oppure sono i genitori, che vedono in ogni figlio un campione.

Capisco cosa vuole dire l'allenatore, ma vorrei aggiungere che il calcio non è "solo" un gioco. Il gioco, comunque, resta una parte importante della vita di un bambino e lo dovrebbe essere anche per l'adulto. Sono convinto, infatti, e senza paura di scandalizzare nessuno, che lo sport, per raggiungere i livelli più alti, debba rimanere un gioco anche quando è diventato un lavoro.
Manteniamo quindi un clima ludico, non drammatizziamo e non facciamo mai troppo "sul serio". Non pretendiamo che un ragazzo viva come un piccolo professionista, non trasformiamo la gara in una lotta per la vita e una sconfitta in una tragedia, e cerchiamo di non usare la prospettiva di diventare un campione come stimolo. Vinceremo di più perché avremo ragazzi meno tesi, più lucidi e contenti di giocare. Nessuno farà più sogni di grandezza o, almeno, li farà solo qualcuno che, però capirà ben presto che è molto meglio soddisfare il piacere di oggi che inseguire una prospettiva fumosa e comunque troppo lontana.

Io credo che dire a un atleta cosa mi aspetto da lui sia uno stimolo positivo, mentre lei dice che le aspettative possono essere addirittura un freno. Come stanno le cose?

Dipende dal rapporto che abbiamo con l'atleta, dalla sua età e se ci aspettiamo traguardi possibili e ragionevoli. Non ha senso caricare un bambino di troppe aspettative, poiché a lui interessa ciò che sta accadendo e non ciò che noi speriamo che accada.
Non ha senso porre obiettivi troppo lontani e non realizzabili nemmeno a uno più adulto: l'atleta li ritiene al di sopra delle proprie forze e si scoraggia; capisce che lo stiamo manipolando e non ci segue più neppure quando gli chiediamo ciò che è alla sua portata. Se, invece, gli diamo indicazioni per realizzare gli obiettivi possibili ed evitiamo di trattarlo come una pedina, riusciremo a offrirgli fiducia, obiettivi ragionevoli che da solo magari non avrebbe scoperto, un percorso per evitare errori e l'aiuto necessario affinché non disperda energie inseguendo obiettivi impossibili.
Ma per poter dire a un atleta ciò che ci aspettiamo ed essere efficaci occorre che:

  • ne conosciamo i mezzi, le aspettative e le potenzialità per non chiedergli troppo o troppo poco;
  • apprezziamo ciò che fa perché senta sicurezza e desiderio di andare oltre;
  • dedichiamo il tempo necessario per parlare, dire come la pensiamo e rispondere alle sue richieste;
  • ci interessiamo delle sue difficoltà e dei suoi progressi per sapere cosa chiedere e per graduare i nostri interventi;
  • lasciamo che metta in pratica le proprie idee anche quando al momento non offrono tutte le garanzie di successo.

In questo modo l'atleta saprà che lo apprezziamo, cosa fare e dove andare e, non ultimo, che le sue forze glielo consentono.

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