Nuovo Sport Giovani | Osservatorio Nazionale dello sport giovanile

La parola ai tecnici

Per quanto mi riguarda, differenze sull'insegnamento e formazione dei bambini e ragazzi non ce ne sono.

Il calcio e uguale in tutto il mondo, ma è importante, per chi come me allena in queste realtà, quantomeno avere le basi e la conoscenza di ciò che andrà a proporre in base all'età dei ragazzi, e senza improvvisare.

Detto questo, se vogliamo cercare le differenze sul metodo, sì ci sono, l'ho sperimentato sulla mia pelle.

Mi sono anche trovato a litigare per far capire che alcune cose forse (o meglio dire senza forse) erano sbagliate e pericolose per i bambini o ragazzi. Mi riferisco a corse estenuanti sotto il sole a trentotto gradi con il carico di un altro bambino sulle spalle correndo per tratti, se pur "brevi", addominali a bambini di cinque-sei anni e allungamenti muscolari a bambini dai cinque ai dieci anni quando questo, per la loro naturale flessibilità muscolare, non e necessario almeno sino agli undici-dodici anni.
Qui vale la loro convinzione di Ucciderli fisicamente (mi si passi il termine), tralasciando tutta la parte didattica, le capacita condizionali e di orientamento, la differenziazione tempo e spazio, le capacita coordinative con o senza palla etc. etc. Gli ostacoli più grandi, quindi, sono la mentalità (un po' in tutta l'America latina), a parte qualche eccezione come Colombia, Cile e, naturalmente, Brasile e Argentina, e la scarsa conoscenza di come si dovrebbero allenare bambini e ragazzini. In più, se vogliamo, visto l'alto tasso di povertà, i bambini non possono permettersi di frequentare scuole calcio, che sono più o meno attrezzate, ma con istruttori poco qualificati. E, in ultimo, la scarsa e non corretta alimentazione non permettono uno sviluppo pieno del fisico con deficit che portano l'ottanta per cento dei bambini a essere anemici.

Purtroppo l'ambiente degradato in cui sono costretti a vivere non permette uno sviluppo psicologico completo, e quindi il grande lavoro da fare è anche sull'autostima dei ragazzi, e sul saper stare in gruppo e condividere a pieno i momenti di gioco.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma io faccio con passione questo lavoro non remunerato in una piccola accademia da me finanziata. Ma ci credo...

Sono pienamente d’accordo con quello che scrivi. Il risultato della partita non m’interessa. Il mio intento è creare un ambiente sereno, dove i bambini o i ragazzi, sono al centro come importanza, stimolarli con esercizi e giochi ludici e con sistemi induttivi e cognitivi. Ho notato, specialmente nei bambini più piccoli, che partecipano ai giochi in modo emotivo, cosa che li porta ad agire in maniera impulsiva e non razionale, un puro egocentrismo direi.

Fin qui mi pare normale, vista la loro età e la scarsa conoscenza della maggior parte degli addetti ai lavori. Se capita che mi vedano lavorare sul campo, quasi ridono pensando che il mio lavoro è stupido e non porta da nessuna parte. Una volta, quando ero appena arrivato in Ecuador, ricordo che, parlando con allenatore (qui, li chiamano Prof.), in buona fede avevo delle note su esercizi da far eseguire ai bambini. Lui, dopo aver guardato questi fogli, con convinzione e naturalezza mi guardò quasi schifato e mi disse: “Sì ma io non ho tempo da perdere con queste cose, i miei ragazzi li devo allenare a vincere... ”. Ecco, qui l’importante è vincere, perché se vinci sei un grande allenatore, se no, non vali nulla.

Senza passare per presuntuoso, credo di aver individuato i colpevoli di questa mentalità diffusa. Le colpe più grandi per com’è strutturato tutto il sistema calcio le ha la federazione futbol, la F.E.F.. Io, come ho detto, mi sono battuto, ho litigato, e magari per qualcuno sono un antipatico, ma a furia di insistere ho notato che alcune cose stanno cambiando. Allenatori scettici hanno iniziato a informarsi, dopo che ho suggerito: “Andate in internet se non volete credere a quello che dico. Troverete tutte le nozioni su come allenare i bambini, che non sono piccoli adulti futbolisti, ma solo bambini, e quindi l’idea di allenare i piccoli come i grandi e sbagliata”.
Io sono qui e resto a tua disposizione. E anzi approfitto se hai nuove idee, dispense, aggiornamenti o suggerimenti da regalarmi, accetto tutto ben volentieri.

Le tre agenzie educative per formare la persona e lo sportivo.

  • Editore: Pacini Editore
  • Collana: Volti, spazi, memorie
  • Data di Pubblicazione: gennaio 2003
  • EAN: 9788877811288
  • ISBN: 8877811285
  • Pagine: 270

Gianfranco Gramaccioni, medico dello sport e psicoterapeuta, è stato Presidente della Associazione Italiana di Psicologia dello Sport (AIPS) e da molti anni si interessa delle problematiche teoriche e pratiche della preparazione mentale.

Fenomeni e dinamiche di un'epoca spaventata.
Uno dei tratti distintivi dell'epoca in cui viviamo è costituito dal moltiplicarsi di opportunità, ma anche di sentimenti di dissenso, smarrimento e insicurezza.

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